Per i giovani della Val
Rendena negli anni 70 il tempo dedicato al divertimento seguiva dei riti
consolidati.
A Pinzolo, Il cinema “Dolomiti” l’unico della valle, ( l’alternativa era
quello di Tione) si riempiva il sabato sera, mentre nel giorno di martedì le
proiezioni erano solo per chi aveva compiuto i 18anni così si potevano
vedere le prime immagini di donne nude, quelle
per intenderci che oggi si vedono in tv.
I minorenni invece frequentavano la sala cinematografica della
parrocchia il “Laurentianum” alla domenica pomeriggio. Crescendo, rigorosamente
al sabato sera in pizzeria al “Mildas”
ma sul tardi solo dopo aver trascorso la serata al “Ciclamino” dove si cercava di emulare “La febbre del
sabato sera” oppure al “Rio” di Caderzone
o al “Nutsy” di Vigo Rendena, ma molte di queste discoteche
aprivano anche la domenica pomeriggio. Chi
aveva la fortuna di possedere un motorino ( la miscela costava 150 lire al
litro) o una mitica “500” Fiat, poteva frequentare la taverna dell’hotel
“Milano” a Tione o in alternativa una
minuscola discoteca a Bolbeno.
Le amicizie all’epoca non erano fittizie ma
tutte reali. Apparivano i primi jeans a zampa di elefante una moda apprezzata
dai giovani e non potevano mancare i veri Ray-ban. Era un periodo poverissimo di
gadgets tecnologici, ma ricco di contatti umani visto che non esistevano ancora
quelli virtuali. Nessuno veniva scaricato via sms o whatsapp e il bullismo lo
affrontavi con i pugni. Si viveva di
pallone, bicicletta o motorino e ci si arrampicava ancora sugli alberi, a seguire qualche disco in vinile dei nostri
cantanti preferiti . Non si andava al mare con tutta la famiglia, visti i tempi
era quasi impossibile, qualcuno al mare ci andava si ma, in colonia. Bisognava
andare alla messa tassativamente, pena le sgridate pazzesche dei genitori. Per
comunicare al posto dei cellulari le cabine del telefono con i mitici gettoni, poi
le lettere e tante cartoline.
Interno Pub da Giorgio |
E
proprio in quegli anni un giovane ragazzo, dopo aver frequentato la scuola
alberghiera di Stresa e lavorato come barman
in alcuni famosi locali in giro per l’Italia, apriva un bar a Iavrè.
Divenne immediatamente un ritrovo anomalo per come era concepito un bar in Val
Rendena, e Giorgio Valentini, estroso ma lungimirante barman, portò in quel locale una
ventata di novità che lasciò inorriditi i benpensanti. Fu così che piano piano
trasformò quel luogo in un esclusivo pub con annessa sala di ristorazione e
qualche camera per ospiti, non solo, raccogliendo cimeli di antiche e locali
professioni, reperti della prima prima
guerra mondiale e altre bizzarrie varie divenne un piccolo e apprezzato museo.
Ma l’eccentricità di Giorgio non fu solo quella, abituò la propria clientela ad
un altro e diverso approccio con il bere. Lui, abile barman insegnò il piacere
di sorseggiare i primi cocktail quando, in tanti manco sapevano cosa erano,
oppure provocatore nato, utilizzava per il “caffè alla vodostana” delle grolle
in terracotta con un particolare, il cliente o meglio le clienti, per poter
bere quella prelibatezza dovevano necessariamente
deglutire tramite una protuberanza posta
sul lato della grolla. Tutto nella norma se non fosse che quella
protuberanza era una forma fallica. La
toilette del locale era una sala lettura, nel senso che trovavi appesi alle
pareti diciture trasgressive e ironiche. Ma il carattere di Giorgio mal sopportava la maleducazione e
l’incapacità da parte di alcuni clienti di accettare un altro modo di stare in un locale pubblico, così dotò i
suoi clienti della chiave del suo pub, gli altri, dovevano suonare un campanello
posto all’ingresso del locale. Quando apriva la porta a Giorgio bastava uno
sguardo per capire chi far entrare. Nacque così il primo pub privè dalla valle
dove oltre la professionalità il tutto si accompagnava con il gusto della sana
trasgressione, la ricerca dell’ironia e
il piacere della compagnia e dell’avventura, si perché di avventure in quel locale ne sono
capitate tante ma alcune impossibili da raccontare. Ora dopo parecchi anni quel
locale famoso, ritrovo di tantissime persone, è chiuso da tempo e Giorgio trascorre la
meritata pensione in famiglia. Ogni tanto ci si sente al telefono e quando torno nella verde valle mi fermo da
lui per un saluto. Lo trovo quasi sempre nel giardino di casa sua che sta dando da
mangiare a tanti uccellini che si adagiano sulla sua mano. Insieme ricordiamo gli amici di un tempo e le tante avventure
vissute in quel periodo senza per questo rimanere intrappolati nel passato e
senza dimenticare che il tutto è stato condito con il profumo inebriante della gioventù.
Ma di una cosa sono certo ed è quella
che Giorgio l’avventura più bella la
vissuta e la vive ora, con la sua famiglia, una moglie e un figlio di cui
andarne fieri, lo capisco dalla dolcezza infinita con cui guarda loro, lo capisco
perché lo conosco da una vita…
RODY MIRRI _ GIORGIO VALENTINI - LIGNANO SABBIADORO 1977