venerdì 13 novembre 2020

SARANNO COINCIDENZE MA......

Domenica 1 novembre parto per Riva del Garda, da settimane mi riproponevo di farlo e finalmente, vista la bella giornata autunnale, salgo in auto e parto. Rilassato, senza fretta. Lungo la strada che costeggia il lago rivedevo luoghi a me conosciuti in un passato lontano e con essi i ricordi che tornavano a bussare nella stanza della memoria. Amicizie, amori e lavoro si mescolavano in quel lungo tragitto e senza accorgermene mi ritrovai a Riva del Garda. Imboccai una strada che già conoscevo per arrivare in fretta in un parcheggio del centro. Nella salita, sulla destra diedi un occhiata veloce verso un albergo gestito da un mio vecchio amico che non vedevo da oltre 30 anni. Amo da sempre le sorprese e pensai veramente di fermarmi per un saluto, ma il tutto durò pochi secondi che già ero arrivato al parcheggio. Solito giro per i vicoli del centro, un aperitivo nella piazza principale sul lungolago e un ottimo pranzo al "Leon D'Oro". Nel tardo pomeriggio proseguii verso Malcesine per godermi tutta la costa gardesana fino alla sponda veronese. Ieri 11 novembre causa il lokdown imposto e Milano poca sicura, segregato in casa, decido dopo anni di aprire un baule dove custodisco gelosamente centinaia e centinaia di fotografie. Una sigaretta, un caffè e album dopo album mi passano sotto i miei occhi un sacco di foto, ovviamente su alcune mi soffermo, le osservo per bene e automaticamente scorrono i ricordi. Tra queste tante foto mi capita tra le mani quelle fatte con Paolo un mio vecchio amico, lo stesso che volevo salutare quando transitai davanti al suo albergo a Riva del Garda alcuni giorni fa. D'istinto con il cellulare ho fotografato alcune foto ingiallite dal tempo che ritraevano me e Paolo 40 anni fa in atteggiamenti scherzosi, scatti fatti in montagna a Pinzolo e precisamente al bar "Genzianella". Mi ripromisi che alla prima occasione, tornando a Riva del Garda l'avrei rivisto e con lui avremmo riso su quelle foto. Poche ore fa, 12 novembre ore 23.30 rispondendo ad un messaggio scorgo sulla pagina di Facebook un articolo del quotidiano "L'Adige". "Paolo Marchi Vidi, il noto albergatore e navigatore stroncato dal Covid a 61 anni. Paolo una vulcanica fucina di mille idee, è salpato per il viaggio più lungo della sua vita nel pomeriggio di ieri." Un pugno allo stomaco rimanendo inebetito. Riaccendo la mia maledetta sigaretta e fisso il soffitto di casa. Saranno coincidenze ma...

martedì 20 ottobre 2020

LORELLA CUCCARINI - QUANDO CONTANO I FATTI....

In questi mesi le cronache hanno riportato con ampio spazio la diatriba tra il giornalista Alberto Matano e Lorella Cuccarini. Personalmente non conosco Matano e tanto basta per non esprimermi nei suoi confronti, in compenso posso raccontare chi è Lorella Cuccarini. Lo posso fare perchè con lei ho avuto modo di lavorare e di conoscerla. Per conoscere bene una persona devi frequentarla non nei salotti televisivi o al tavolo di qualche ristorante ma sul posto di lavoro magari per qualche mese se impegnati in una produzione televisiva. Era il 1990 e Lorella era la conduttrice insieme a Marco Columbro del programma "Bellezze sulla Neve" trasmessa da Canale 5. Lo studio era una tensostruttura issata sopra il laghetto ghiacciato di Madonna di Campiglio. La scaletta del programma prevedeva la presenza di Lorella sia sul palco che sulla pista di ghiaccio. Lorella mi confidò di non aver dimestichezza con i pattini e che avrebbe desiderato prendere delle lezioni onde evitare di trovarsi in difficolta nei suoi spostamenti sulla pista, magari con cadute che potessero causare anche qualche brutto incidente. Detto fatto, per non condizionare gli orari di scaletta delle prove e di conseguenza creare qualche disagio all’ intero cast, Lorella chiese se era possibile farla accompagnare tutte le mattine allo stadio del Ghiaccio di Pinzolo distante 13 KM. L'orario concordato con il maestro di pattinaggio era dalle sette alle nove del mattino. Fu il primo segnale che mi fece capire il piglio e la serietà con cui Lorella recepiva il lavoro, dove niente era lasciato al caso o alla improvvisazione. Fu così che tutti i giorni, alle sei del mattino, Lorella era pronta per farsi accompagnare insieme al fratello Roberto allo stadio di Pinzolo. Al pomeriggio le prove di ballo con il coreografo Marco Garofalo. Poi la riunione con la redazione capitanata dal regista Beppe Recchia e poi ancora in sartoria per la prova vestiti. Mai un lamento, mai una rimostranza. Ma quello che mi colpiva era il rispetto che Lorella aveva nei confronti di tutto la produzione, sempre disponibile e rispettosa dai vertici alle maestranze, nessuno escluso. Mi veniva facile fare il confronto con altre soubrette per capire che non basta salire su un palcoscenico per considerarsi un artista, essere artisti vuol dire sensibilità e attenzione, passione e forza di volontà, un “modus vivendi” che Lorella incarnava alla perfezione. Potrei dilungarmi su altri episodi che rafforzerebbero benevolmente l’artista Cuccarini ma termino con un episodio a cui non servono tanti fronzoli. La tensostruttura che copriva il laghetto, nei giorni che precedettero la registrazione della prima puntata, dopo una copiosa nevicata non seppe reggere al peso della neve e crollò. In una settimana dovemmo spostare tutto lo studio, coreografia compresa al Palazzo del ghiaccio di Pinzolo e fu un impresa davvero complicata, ma tutto andò per il verso giusto e riuscimmo ad arrivare puntuali all'ultima puntata, mancavano tre giorni a Natale. Il presidente della Azienda di Soggiorno con altri amministratori per ringraziare la produzione prima della partenza invitò il cast artistico ad una cena. L'unica che non partecipò alla cena fu Lorella Cuccarini. Lei scelse di andare in un altro ristorante con tutta la troupe e le maestranze per un ringraziamento ed un saluto il tutto accompagnato da una maestosa torta. Un gesto di rispetto che Lorella volle condividere con chi troppo spesso viene relegato a semplice comparsa. Questa era ed è Lorella Cuccarini...

martedì 22 settembre 2020

LE "RADICI" DI ENEA BASTIANINI

Il suo viso ha l’espressione uguale da quando era un ragazzino, stesso sorriso e stessa maestria. Ieri guardando in tv la gara di Moto 2 mi sono entusiasmato, incazzato e poi ancora esultato. Enea Bastianini ha vinto la gara proprio nella terra di Romagna, casa sua. Nel 2009 in una mattina di domenica , mentre percorrevo la statale che portava a Rimini per un aperitivo, appena fuori Riccione, notavo un assembramento di persone nei pressi di un Kartdromo. Incuriosito decisi di fermarmi, parcheggiai l’auto e mi misi al bordo della pista dove si stava svolgendo una prova per il Campionato Italiano di “Minimoto”. In testa ad un gruppo di questi “mini piloti” notai un ragazzino che con una grinta sportiva non da poco, dimostrava di non aver nessuna intenzione di farsi superare dai due inseguitori che lo tallonavano. Il fatto mi entusiasmò e non poco, al punto che tifai per lui durante tutta la gara che con merito vinse. Chiesi ad uno spettatore posto al mio fianco che stava ancora esultando per quella vittoria, informazioni sul giovane pilota. Guarda caso era un parente del giovane Enea Bastianini il vincitore che poco dopo mi trascinò verso lo stand dove feci la conoscenza dei genitori e del piccolo giovane vincitore. Dopo una settimana nel mio ufficio ci fu un incontro con il papà del giovane pilota dove si gettarono le basi per una reciproca collaborazione. Fu così che conobbi e frequentai per un periodo di tempo Enea a la famiglia Bastianini. Enea era un ragazzino non solo bello ma mi stupì la sua silenziosa determinazione, parlava poco ma capiva molto e si intuiva che aveva già chiaro in testa quale era la strada del suo futuro. Papà Emilio con mamma Antonella seguivano e rispettavano le sue scelte, anche quando lo iscrissero ad un corso di nuoto dove Enea si dimostrò un valente sportivo. Era dal 1997 che Enea faceva parte del progetto giovani azzurri e nelle sue categorie saliva sempre sul podio diventando il primo della Polisportiva riccionese a salire sul podio tricolore arrivando secondo. La sua allenatrice era Alicia Carretero ex nazionale di tuffi spagnola che ebbi il piacere di conoscere. Pur portando avanti in parallelo due sport Enea fu lasciato libero di scegliere e ovviamente Enea optò per proseguire il suo sogno, quello di correre con le moto. In due anni Enea vinse con le minimoto il Campionato Europeo, Nazionale e Regionale. Per festeggiare questi titoli organizzai un evento al “Blubar” di Riccione in Viale Ceccarini ma commisi un errore seppur veniale, coinvolgendo in quell’evento anche Mattia Pasini e il suo team che allora correva nel Moto GP classe 2. In quel contesto le maggiori attenzioni della stampa e delle tv furono per Mattia, dimenticandosi che il festeggiato era invece Enea e le sue vittorie. Questo lasciò l’amaro in bocca al giovanissimo Enea che con ragione si sentì trascurato. Le minimoto all’epoca erano seguite pochissimo dalla stampa nazionale mentre il GP con Valentino Rossi era all’apice e dopo due settimane si correva il Gran Premio di Moto GP a Misano dove gareggiava Mattia Pasini che salì sul podio al primo posto. Vinse la gara con una moto color rosa in onore della “Notte Rosa” che si svolge tutt’ora ogni anno sul littorale romagnolo. Qualche tempo dopo ad Enea, nonostante la giovane età, gli venne proposto la guida di una moto Honda HIRP 100cc che presentammo in anteprima a Riccione in noto locale in Via dei Mille. Scelsi per condurre l’evento una giovane Neraida Bega, oggi attrice affermata che vive in California a Hollywood. Oltre alla moto un nuovo contratto che gli avrebbe aperto le porte verso il meritato successo. Conservo e custodisco gelosamente le foto con altro materiale che servirono per il suo primo sito in rete, ma soprattutto conservo il ricordo di un ragazzo eccezionale che aveva nel suo DNA la grinta e quel pizzico di follia che solo chi ha solide radici possono permettersi, ma questo è anche merito di Emilio e Antonella i suoi genitori.

giovedì 27 agosto 2020

L'ESTATE STA FINENDO E UN ANNO SE NE VA...

 





L'estate sta finendo e un anno se ne va...

Evidentemente dopo i cinquant'anni l'orologio del tempo corre come un forsennato, figurarsi dopo i sessanta e così via. Non fai in tempo a goderti le ultime giornate ferragostane che senza accorgermene è già settembre, le giornate si accorciano così come si accorciano gli anni che rimangono. Eppure invecchiare è una fortuna perchè l'alternativa è una sola, morire. 

Ci sono però anche effetti positivi e questi derivano dal nostro passato, qualunque esso sia perchè noi tutti, abbiamo i nostri cassetti della memoria, alcuni ci riportano indietro e si chiamano ricordi, altri ci portano avanti e si chiamano sogni. Ambedue servono e battono dentro di noi come un secondo cuore. I ricordi del passato, se vissuto come fonte delle nostre scelte, comprese quelle sbagliate, sono sempre nostalgici e zeppi di occasioni mancate. Ma alcuni ricordi si fermano sempre, come un orologio, sulle ore in cui siamo stati felici e innamorati. Spesso nei ricordi ci sono dettagli e frammenti che uniti trovi il profumo di quella persona e ti rendi conto di quanto ti manca.  Ci sono poi altri ricordi fatti di compagnie, persone care, luoghi e viaggi, ma sono ricordi e malinconia e come tali vanno di pari passo.

Poi ci sono i sogni che, quasi mai si realizzano, ma sono il carburante della speranza e anche questi ci danno una mano nel progettare mentalmente il nostro futuro magari con la persona che ora è al nostro fianco, ma senza dimenticare che i sogni sono pagine di un libro scritte dal tuo cuore.

Morale..Come diceva il saggio, saper invecchiare significa saper trovare un accordo decente tra il tuo volto di vecchio e il tuo cuore e cervello di giovane.



domenica 12 luglio 2020

RITORNA NELLE LIBRERIE IL LIBRO "IT'S YOUR SONG" autore Rody Mirri




                                                                 


Ritorna nelle librerie da Settembre il libro "It's Your Song" scritto nel 2007 da Rody Mirri sulla storia di Gianni Versace e Antonio D'Amico.
Un percorso di vita la loro durato quindici anni, una relazione che abbraccia anche il lavoro. Antonio si nutre e si ciba della genialità di Gianni. Un quadro, una scultura o semplicemente un luogo, ispirano il "Genio" che tramuta queste emozioni in arte.
La scelta di questa nuova ristampa, resosi doverosa visto le  numerose richieste da parte dei lettori, è dovuta al fatto che oggi una  storia d'amore, tra due persone dello stesso sesso non è più vista con quella ambiguità e scetticismo di tredici anni fa. La strada è ancora lunga ma storie come quella scritta nel libro dall'autore, servono più di tanti talk-show dove le parole spesso sono macigni che otturano la mente.

V.Verri - Media Relations
















giovedì 20 febbraio 2020

DEBUTTA IN TEATRO LA STORIA DI CHICO FORTI



26 Marzo 2020 ore 21.00 c/o il Cinema Teatro Fellini di Rozzano (MI)
Un gruppo di giovani attori hanno scritto e sceneggiato "CHICO FORTI - LIBERTA' INCASTRATA" una pièce teatrale sulla storia di Chico. Con il patrocinio del Comune di Rozzano la presentano il 26 Marzo al teatro Fellini di Rozzano. L'ingresso a donazione libera sarà totalmente a favore di Chico.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!






lunedì 23 dicembre 2019

AUGURI DI BUONE FESTE.. UN IPOCRISIA EVIDENTE.

Riporto quanto ho scritto nel 2018..



Non ho particolarmente a cuore le feste comandate, anche se riconosco nel Natale una strana e mistica atmosfera che aleggia nell’aria , questo  probabilmente  centra poco o niente  con il vero significato che il Natale  rappresenta per un non credente.
Così anche quest’anno  arriva  puntualmente  il Natale e tutti festeggiano. Tutti sorridenti e felici, gentili e altruisti ma sotto sotto, quanti di quei sorrisi sono veri? Quanto sono veri gli auguri che riceviamo? Oppure è tutta una finzione, pura e stramaledetta finzione.   L’ipocrisia di chi non ti fila per tutto l’’anno nemmeno di striscio e poi a Natale, quando l’incontri, ti dice “Auguri e buon Natale” con un sorriso beffardo, più che un augurio sincero sembra una grande presa per il culo. Ovviamente ci sono persone che ci tengono realmente a te e sono tante  ma quelle le vedi e le senti vicine, sempre e comunque tutto l’anno, anche se vivono  chilometri distanti da te.  
Mi sa che  la nascita di Gesù è secondaria per molti e che invece contano di più i riti mondani  e le strumentalizzazioni commerciali che ci vogliono, come dicevo, tutti felici e contenti trasformando così  il Natale  in una grande trovata commerciale utilizzando il termine  “tradizione” solo per giustificarla.  L’ipocrisia  delle feste non è data da ciò che queste rappresentano, ma da come le persone o per lo meno la maggior parte di esse la vivono.
Trasformare il  Natale in un film dove tutti si fingono più buoni e sorridenti è semplicemente il teatro della vita.
Poi si passa ad un altro rito che da sempre detesto, il capodanno. Con questa festa arriveranno puntuali gli pseudo auguri copia/incolla, quasi tutti di persone che non senti e non frequenti quasi mai.
Ma personalmente il capodanno non lo amo principalmente  per alcuni motivi;  il primo di questi è che dovresti divertirti per forza e io, che da sempre mi diverto indipendentemente dal capodanno, trovo questa usanza comune, poco comune alle mie abitudini. Secondo motivo; rispondere alla domanda detestabile “Che fai a capodanno?” Non si capisce mai se è un invito o una curiosità,  se poi è detta da persone che non frequenti abitualmente diventa fastidiosa, quasi fossi costretto a giustificare la mia opzione. Terzo motivo; non amo i cenoni ne tanto meno mangiare in ristoranti strapieni di gente dove spendi normalmente il doppio, non mangi quasi mai bene e l’attesa tra un piatto e l’altro diventa una gara a tappe.  Quarto motivo; Non sopporto i buoni propositi che inevitabilmente tutti hanno per l’anno nuovo e che, guarda caso, non si mantengono quasi mai. Quinto motivo;  Alla mia età che motivo ho di festeggiare visto che seppur, per grazia ricevuta, ho un anno in più...






venerdì 22 novembre 2019

CHICO FORTI - QUANDO LA GIUSTIZIA FA PAURA




Chico Forti

Pensavo di conoscere la storia di Chico Forti, pensavo ma, dopo aver visto il servizio trasmesso dalle"Iene"(Italia Uno del 19-11-2020) sono rimasto basito e penso che questo valga anche per chiunque l'abbia visto. Senza entrare nel merito di quello che evidentemente non quadra, e sono parecchie le cose e i fatti che non quadrano, penso che se invertendo gli avvenimenti ad un cittadino americano fosse successo quello che negli Usa ha portato all'ergastolo Chico Forti,  probabilmente il finale  non sarebbe propriamente così. E mi pongo delle domande.

Queste cose succedono nella  America democratica che ci ha riempito la testa di telefilm alla Perry Mason dove si esalta la democrazia. In una nazione che utilizza come simbolo "La statua della libertà" dove regna sovrana la giustizia che non solo è imparziale ma infallibile, anche se  probabilmente nella maggioranza dei casi è proprio così, sfortuna vuole e ammesso che sia solo sfortuna, Chico Forti non rientra in questa maggioranza. Se è vero come lo è che nei tribunali americani vale una regola su tutte, ovvero la "Brady motion"dove si annulla un processo se l'accusa nasconde le prove a favore della difesa. Allora perchè non vale questa ferrea regola per Chico Forti? E questo è un dato di fatto accertato perche le prove a favore di Chico sono state completamente ignorate, manipolate, fatte sparire o modificate.
Ricordo l'incidente della funivia Cermis nel febbraio del 1998 quando un aereo statunitense volando ad una quota inferiore a quanto concesso e in violazione dei regolamenti, tranciò il cavo della funivia del Cermis provocando la morte di venti persone. I piloti furono sottoposti a processo, non in Italia, ma negli Stati Uniti e conseguentemente assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio colposo.
Quando Amanda Nox venne condannata in Italia per l'omicidio a Perugia di Meredith Kercher intervenne Hillary Clinton in prima persona dichiarando che presto per questo fatto si sarebbe incontrata con la senatrice democratica Maria Cantwell, la quale dichiarò che nella condanna a Perugia contro Amanda Nox c'era "una evidente mancanza di prove" e la sentenza a suo avviso rifletteva un diffuso"antiamericanismo". Poi sappiamo tutti come è andata. 

In questo momento ci sono due cittadini americani che, dopo aver ammesso le loro responsabilità si trovano nel carcere romano di Regina Coeli per l'uccisione di un carabiniere di 35 anni, Mario Cerciello Rega. Fatto avvenuto a Roma il 26 Luglio scorso. Sono curioso di vedere cosa succederà in seguito, quando e nel caso fossero giudicati colpevoli, se trascorreranno nelle nostre patrie galere tutta la pena, così come dovrebbe essere, oppure se il governo americano con i suoi legali ancora una volta ci metterà lo zampino.
Il governo americano difende ad oltranza i propri cittadini, il governo Italiano non sempre. Anche nel caso allucinante di Chico Forti  ad oggi solo un forte silenzio, peccato.  Evidentemente non essendo un caso politico non interessa, eppure in qualunque caso quando la posta in palio può diventare fonte di voti, ecco che ci si mobilita immediatamente e lo si fa diventare un caso nazionale.
In questa storia Chico Forti sostiene di essere stato "incastrato"e che tutto, secondo lui, è successo dopo l'uscita del suo documentario sulla morte di Gianni Versace "Il sorriso della Medusa". Non ci è dato sapere se questo corrisponde alla realtà ma sembra che questa ipotesi è sostenuta da più persone e il mistero si infittisce.
Una cosa è certa, in questa storia troppe anomalie, troppi e evidenti depistaggi, troppo di tutto. Intanto un italiano di nome Chico Forti da vent'anni è in una cella della Florida in attesa di giustizia. 


martedì 24 settembre 2019

IL MEGLIO DELLA VITA DEVE ANCORA AVVENIRE..




Viaggiando e incontrando parecchie persone non sfugge alla mia curiosità un fenomeno che sembra inarrestabile. Nei volti delle  persone, nelle loro parole e atteggiamenti  noto una malcelata vena di infelicità e questo, a dispetto di quanto si possa pensare, ha poco a che vedere con le condizioni di vita. 
Sono e rimango fermamente convinto che il pessimismo sia l’anticamera della infelicità che per sua natura, è nocivo alla pari del fumo passivo e contagia a chi ci sta attorno. Quando una persona è infelice è molto difficile starle accanto, chi vive nell’infelicità è inevitabilmente un  pessimista convinto e vive nella convinzione che se la vita ha riservato loro e ingiustamente delle brutte sorprese lo farà anche con gli altri. In tanti  sottovalutano di come sia letale il pessimismo.
Quando uno ce l’ha con tutto e tutti e assume un atteggiamento vittimistico  ingigantendo i problemi, oppure quando spreca il suo tempo per criticare qualcuno, quando le colpe derivano perche si è troppo buoni, ecco i segnali evidenti che il pessimismo e l’infelicità regnano nell’animo di queste persone.
Quando vi impegnate per raggiungere un obbiettivo ambizioso,  questo genere di persone ovvero, i pessimisti e gli infelici, saranno sempre pronti a dirvi di lasciare perdere “Non ti conviene” ma chi te lo fa fare?”. Proprio perche queste persone sono le prime a non avere nessun obbiettivo, anzi, sono talmente frustrate che il solo pensiero che ti possa andar bene crea a loro una frustrazione che nel tempo diventa fobia, perche il successo degli altri diventa il termometro del loro fallimento. Ecco perché una persona pessimista e infelice diventa negativa da non frequentare perche nel tempo  potrà impedirci di prendere il volo.
Pensare positivo invece produce  un toccasana che impedirà all’pessimista imbecille di colpirci alle spalle fermando i nostri sogni, spegnendo i nostri sorrisi facendoci sentire sbagliati. Riflettete.. chi è ottimista ha sempre nuove idee, progetti e non dispera mai, il pessimista ha sempre una scusa pronta per dare la colpa a se stesso o a qualcuno.
Personalmente  mi piace pensare che  il meglio della vita deve ancora arrivare...

venerdì 5 aprile 2019

CESARE CADEO UN GENTILUOMO...

CESARE CADEO



La giornata di oggi è iniziata con una pessima notizia, la morte di Cesare Cadeo. Una telefonata di un amica  mi informa della triste dipartita proseguita poi con aneddoti e ricordi di tempi lontani trascorsi con Cesare.
Era un estate di tanto tempo fa quando le nostre strade si incrociarono grazie alla tournè “Estate insieme” che ci portò in giro per l’Italia per diversi mesi, un amicizia che nel tempo divenne anche una costante collaborazione professionale. Tanti gli eventi e i ricordi  che mi legano a Cesare, uno su tutti, quando nel lontano 1987 mi comunicò che al Teatro S.Babila in occasione dell’ Ambrogino d’oro  mi sarebbe stata consegnata una medaglia del Comune di Milano da parte dell’assessore Gaetano Morazzoni  per una serie di eventi che avevo prodotto al Palatrussardi. Fu grazie a lui che ricevetti questo riconoscimento a dimostrazione di quanto fosse una persona riconoscente e gentiluomo.


Teatro S. Babila - Milano