Il 13 novembre del 2015 a Parigi ci fu un attacco
terroristico terribile con 120 morti… tra di loro una dolcissima ragazza
italiana. Era al Bataclan con Andrea il suo ragazzo…ascoltavano musica. Non
sono mai riuscito a cancellare dalla mia mente questo fatto e come sempre le
mie emozioni le trasformo in musica. Questo pezzo l’ho scritto in ricordo di
Valeria Solesin.
giovedì 7 aprile 2016
- NON è NIENTE - Andrea Porceddu - Inedito (Tributo a Valeria Solesin)
giovedì 17 marzo 2016
sabato 27 febbraio 2016
FACEBOOK E LA VOGLIA DI APPARIRE
FB è quello che noi siamo o meglio ancora, quello che noi vorremmo essere,
oppure quello che noi vorremmo che gli altri pensassero che noi siamo.
Forse più semplicemente è un modo diverso di apparire, ma non solo, FB permette
di indossare una maschera virtuale a nostro piacimento. Un modo di
guardare e farsi guardare correndo il rischio che diventi una contemplazione narcisista e di voyeurismo. Certamente un mezzo incapace di costruire rapporti
umani e sinceri tali da farci gustare la vita nelle sue cose più semplici e
genuine. Va da sé che se voglio interagire con una persona non ho certamente
bisogno di FB, esistono altri mezzi, il più semplice è il telefono, ma se voglio che gli altri sappiano che con
quell’amico/a ho una relazione, seppur unicamente di amicizia, ecco che allora
FB mi permette questo. In sostanza, tutto quello che si pubblica non è nient’altro
che un modo di far sapere pubblicamente quello che stiamo facendo. Ma come
sempre dividere con amici ( una
parola grossa se riferita a FB) certi istanti o emozioni della nostra vita, comporta automaticamente la perdita di spessore
e di significato, perchè sarà dal numero di “like” e di commenti che valuteremo
l’importanza di quel momento e non dalla nostra emozione e dal nostro giudizio
personale. Se una nostra immagine o commento passa inosservato ecco che scatta
l’insicurezza e il dubbio del perché. Analizzando le pubblicazioni di una
persona si possono capire molte cose, ma tutte comunque falsate proprio perchè le rendiamo pubbliche e pubblicamente ognuno desidera apparire come vorrebbe
che gli altri ci vedano.
Riportare frasi pseudo intelligenti di altre persone non ci rende intelligenti.
Oramai si pubblica di tutto, e tutto con lo scopo di far sapere...il luogo dove
sei, cosa mangi o bevi, chi frequenti, che abiti o scarpe indossi e via di
questo passo. Cosa non si fa per un minuto di notorietà, non sapendo che la
fama e la gloria non passano da quello che noi vorremmo essere, ma da quello che abbiamo fatto o ciò che noi facciamo nella vita quotidiana, da come ci sbattiamo per realizzare il
nostro domani. Ho letto che nella condizione umana tutti mentono. La sola
variabile è su cosa mentono, figuriamoci su FB. Davanti una tastiera siamo tutti coraggiosi ad
indossare i panni dell'occorrenza, moralisti e intransigenti o permissivi e tolleranti, dipende.
Ovviamente non si può negare che FB può essere anche un mezzo utile per far conoscere e
propagandare le nostre attività, le nostre iniziative, oppure per un artista o
uno sportivo far conoscere le proprie gesta.
Penso che la stragrande maggioranza di giovani sia
fatta di ragazzi semplici e curiosi che potrebbero dare il meglio di sè
confrontandosi e guardandosi negli occhi, magari seduti al tavolo di un bar, piuttosto
che commentare dal proprio cellulare o tramite FB. “Questo è il progresso”
direbbe qualcuno, ma francamente quando uno si ritrova da solo
a bere una birra, pur avendo mille amici su Fb, qualcosa non torna e rimane sullo sfondo la sensazione di solitudine e di vuoto.
domenica 7 febbraio 2016
sabato 23 gennaio 2016
FRANCA LEOSINI "LEZIONI DI GIORNALISMO"
Da tempo nei vari programmi televisivi,
per far lievitare gli ascolti,vengono dedicati ampi spazi alla cronaca nera,
associandosi di fatto a quelli già esistenti, che della cronaca nera ne hanno
fatto un "format".
Parlare di cronaca nera e utilizzare un
linguaggio consono per il pubblico televisivo non deve essere tanto facile
anche per esperti e navigati conduttori. Figurarsi se questi argomenti vengono
trattati da conduttrici o conduttori televisivi (qualcuno novello giornalista)
che per adeguarsi ad un linguaggio attuale e coerente con i tempi, farciscono i
loro commenti con astrusità e termini inopportuni. Il pubblico televisivo è
ampio e variegato, non è detto che un linguaggio adatto ad una fascia di spettatori
giovani valga anche per un pubblico adulto. Soprattutto quando le
argomentazioni, che la cronaca nera impone, entrano in dettagli macabri o
delicati dove basta esprimersi con un termine crudo e volgare per far sì che un
fatto di cronaca diventi immediatamente sudicio e pruriginoso.
Giovedì sera 21 Gennaio 2016 a “Storie
maledette” Rai Tre, Franca Leosini si occupava del giallo di Perugia. L’intervista
a Rudy Guede colpevole in concorso con ignoti, dell’omicidio della studentessa
Meredith Kercker è stata una lezione di giornalismo e di rara educazione
narrativa. Franca Leosini come sempre, riesce dove altri sbordano, dove altri
enfatizzano, dove altri accentuano. Rispettosa della sentenza ma pari rispetto
verso il condannato, Franca Leosini conduce con abilità e conoscenza certosina del
caso l’imputato Rudy Guede, verso le “sue” verità senza forzargli la mano
permettendogli di dire la sua comunque la si pensi e quando i fatti entrano in
particolari scabrosi, ma necessari per la completezza delle argomentazioni la
giornalista usa per la descrizione dei fatti, termini garbati utilizzando gentili metafore. Severa e
autorevole ma anche compassionevole e discreta Franca Leosini con le sue
interviste naviga in una direzione che il giornalismo attuale dista miglia e
miglia di lontananza.
martedì 19 gennaio 2016
NERAIDA BEGA, UNA FAVOLA CHE PARTE DA LONTANO
NERAIDA BEGA |
Era il 2008 quando ho conosciuto
Neraida Bega a Riccione. All’epoca frequentava la facoltà di Farmacia
all’università di Rimini. Nata a Durazzo in Albania con mamma albanese e un
padre di origini greco/turche, una sorella di tre anni più grande che da sempre
è stato il suo punto di riferimento.
Aveva circa 12 anni quando con la
sua famiglia si trasferì dall’Albania a Frosinone dove frequentò il
conservatorio e l’istituto tecnico di odontoiatria. Tre anni dopo arrivò a Riccione.
La conobbi al Blue Bar Cafè dove lavorava come cassiera per pagarsi l'università, attirando ovviamente, gli sguardi
estasiati dei clienti; contemporaneamente posava come modella per qualche pubblicità. Neraida bellissima
nella sua semplicità aveva una intelligenza vivace e seppur ventenne un carattere forgiato e indipendente con uno
sguardo verso un futuro già scritto.
Avevo intuito che nella
vita di Neraida Bega niente o quasi niente era ed è stato lasciato al caso, la
sua determinazione condita con la perseveranza è stata di fatto, non solo l’arma vincente ma
la sua principale peculiarità. Dieci
anni di studio al pianoforte con la musica nell’anima per diventare anche
concertista. Interpreta come soprano Dulcinea in “Don Chisciotte della Mancia”
con il coro del Maestro Pio Di Mego del Conservatorio di Roma in un tour che gira l’Italia. Se nell’anima
di Neraida regna la musica la sua passione rimane l’odontoiatria che completa
dopo quattro anni di studio e con le lingue non se la cava male… Albanese, Inglese, Italiano e Spagnolo
rientrano nel suo linguaggio universale.
Ma tutto questo evidentemente non bastava…
Dopo aver vinto alcuni Concorsi (Miss Cinema – Miss Top Girl – Miss Muretto)
e posato per importanti fotografi, Neraida spicca il volo e non solo metaforicamente.
Oggi vive e lavora a Hollywood dove appare in tv su “Comedy Central Bang Bang”.
Attrice per un lungometraggio con una produzione americana indipendente la
“Bred” dove interpreta un ruolo importante a fianco del protagonista Michael
Lerner un candidato all’Oscar. Dopo una
serie di casting effettuati in vari continenti per individuare l’interprete femminile nel video musicale del DJ Michael
Woods “In Your Arms” la scelta cade su Neraida Bega accanto ad un talentuoso Lauren Dyson.
Sono particolarmente felice che le nostre strade professionali si siano incrociate e sono altrettanto sicuro che Neraida non finirà di stupirci. Del resto stupire non gli dispiace affatto.
venerdì 15 gennaio 2016
ANTONIO BANDERAS IN UN FILM SU GIANNI VERSACE
Gianni Versace rivivrà sul grande schermo grazie ad Antonio
Banderas. L’attore spagnolo interpreterà lo stilista italiano scomparso a soli
51 anni nella sua villa di Miami Beach. Bille August regista del film dichiara in un
intervista che vuole raccontare la parte più intima di Versace e i suoi lati
meno conosciuti.
Vedremo…
Personalmente credo che la parte più intima di Gianni Versace
sia già stata raccontata e scritta in un libro “It’s your song” Vannini
Editrice.
A tal proposito lascio che siano altri a
parlare di questo libro pubblicando una recensione di Cristian Porcino e
pubblicata su “Il filosofo impertinente".
RODY MIRRI E ANTONIO D'AMICO IN UN INTERVISTA A STEFANIA FALANGA |
“It’s your song” di Rody Mirri per Vannini Editrice racconta la storia d’amore
tra Gianni Versace e Antonio D’Amico. Il 15 luglio 1997 Gianni Versace veniva
barbaramente assassinato davanti alla sua villa di Miami. Le indagini troppe
frettolose e approssimative dissero che ad uccidere il noto stilista era stato
un giovane prostituto di nome Andrew Phililip Cunanam trovato subito dopo morto
perché, a quanto pare, si tolse la vita. “It’s your song” non ricostruisce le ore
che precedettero la vita di Gianni ma racconta l’appassionata quanto
travolgente love story fra due uomini che per ben quindici anni seppero
costruire giorno dopo giorno una realtà che non sempre veniva ben vista e
tollerata dalla gente. Rody Mirri attraverso un registro narrativo molto
coinvolgente riesce a mettere per iscritto i pensieri di Antonio D’Amico; il
quale si confessa a cuore aperto all’autore del libro. Attraverso la sua
lettura riusciamo a comprendere la genialità di un artista della moda come
Gianni Versace che riusciva a trasporre nella sua attività tutta la sua
curiosità riguardo la cultura classica e il mondo delle arti figurative.
Antonio D’Amico non fu solo il compagno di Gianni ma lavorò a stretto contatto
con lui arricchendolo di nuovi e significativi imput. In questi anni di vita
insieme Antonio e Gianni avevano costruito una fitta rete di amicizie con
personalità del jet set quali: Phil Collins, Lady Diana, Elisabeth Taylor,
Elton John, ecc. Un tocco di amarezza pervade il lettore quando si apprende che
dopo la morte di Versace la famiglia dello stilista ha cercato in ogni modo di
sconoscere il grande sentimento che Antonio e Gianni avevano
condiviso. Ignorato e ostracizzato D’Amico si sentì tagliato fuori dal mondo;
le conoscenze vip si erano diradate dopo la morte di Gianni. A restargli
accanto solo e soltanto un vero amico come Elton John. Elton non poteva
accettare che Antonio diventasse preda della depressione. Difatti il titolo del
libro è un chiaro omaggio ad una delle più belle canzoni di Elton “Your song”.
D’Amico ha sempre dimostrato al mondo il proprio attaccamento a Gianni e non al
suo impero economico. Eppure durante il funerale nel duomo di Milano assieme a
Elton John, Sting e i fratelli; il sacerdote non nominò mai il nome di Antonio
affranto nel suo dolore. Tutti erano distrutti e meritavano le parole di
conforto di santa madre chiesa meno che D’Amico. Questa è di norma la carità
professata dalla chiesa. Gianni era stato uno dei primi personaggi pubblici ad
ufficializzare la sua omosessualità vivendo alla luce del sole la sua storia
con Antonio. Secondo il pensiero ottuso degli alti prelati, ad un omosessuale
non deve essere concesso l’affetto e la stima che invece la chiesa cattolica elargisce in abbondanza a
mafiosi, dittatori, e alle categorie più abbiette di persone. Fortunatamente adesso
Antonio D’Amico ha trovato la sua strada nel mondo della pittura e gli auguro
sentitamente che possa ritornare a vivere una vita intensa; perché se la merita
tutta.
“It’s your song” è un libro da leggere assolutamente.
Cristian Porcino
lunedì 21 dicembre 2015
mercoledì 16 dicembre 2015
IL MIO AMICO ITALO MAFFEI DEI LUSTRI
Sergio maffei ( Fritaia ) con Italo Maffei ( Lustru ) |
Ciao Italo..non
sorridere, probabilmente diresti "Chi munada set dre a far".
Ci conosciamo da sempre , avevo dieci anni quando, con la tua
seicento bianca, mi portavi al campo sportivo pineta e mi consegnavi una rosa.
Dovevo attraversare il Sarca per darla alla signorina che stava al banco bar dell’Hotel
che s’affacciava sul fiume. Quella signorina sarebbe poi diventata tua moglie.
Le mie prime lezioni di sci le ho prese da te. Poi la nostra frequentazione si
è consolidata nel tempo, anzi, nel tempo si è rafforzata trasformandosi in una
vera e sincera amicizia. Pur vivendo lontani, nessuno sa che ogni settimana,
quasi sempre il lunedì, mi fai uno squillo aggiornandomi sulle novità del
paese. Esattamente come due giorni fa. “Dobbiamo
parlare con l’amico Roberto Failoni, ”poi ti spiego..” mi hai detto. Ci siamo
dati un appuntamento a Pinzolo per venerdì prossimo.
Oggi pomeriggio una telefonata mi ha gelato il sangue
annunciando la tua improvvisa scomparsa.
Riavvolgo come una pellicola tutto quello che insieme abbiamo
fatto, comprese le nostre irrinunciabili bevute. Mi mancheranno le nostre
interminabili discussioni, il nostro chiacchierare insieme riannodando i fili dei ricordi comuni e sorridendo in
maniera beffarda del mondo intorno a noi. Incontri i nostri che finivano quasi sempre bevendo l’ultimo “Teroldego” nell’unico
bar che trovavamo aperto la sera tarda
in paese. In trent’anni, mai una volta sono ritornato a Pinzolo senza salutarti,
senza incontrarti. Mi mancherai perché a dispetto di tanti eri una costante fonte di genuino sapere. Ogni volta che avevo un
dubbio, sapevo che Italo probabilmente a modo suo mi avrebbe dato la risposta.
E se non la sapeva la trovava. Parlavamo di tutto e tu, uomo estremamente colto,
mi affascinavi con i tuoi racconti. Eri per me la memoria storica del mio
paese, eri per me, ma forse lo hai sempre saputo, un vero amico. Un amico
diverso da quelli che solitamente frequento, ma non per questo meno importante
e non è stato un caso averti chiesto di scrivermi la prefazione del mio ultimo
libro.
Ciao amico mio, venerdì sarò puntuale come promesso, ma, per un tragico gioco
del destino ti accompagnerò per l’ultima volta su quella strada fatta tante
volte insieme.
giovedì 3 dicembre 2015
FABIO VOLO...SEMPLICEMENTE COSI'
Fabio Volo
ancora una volta ha fatto centro. Il suo ultimo libro”E’ tutta vita” (Mondadori
pagg.240 Euro 19) è in testa alle classifiche dei libri più venduti.
Fior di
critici e giornalisti vari argomentano dal loro punto di vista le motivazioni
e il perché i suoi libri riscontrano un successo tale. C’è chi lo accusa
di essere banale e di usare un linguaggio elementare. Chi lo vede qualunquista e
opportunista, altri lo definiscono un
romanziere da “Baci Perugina”. Pochi di questi “dotti” lo ammira.
I fatti però
smentiscono tanti denigratori, perche indipendentemente da come la si pensi, Fabio
Volo piace alla grande e le vendite eccezionali dei suoi libri (oltre 5 milioni
solo in Italia) sono lì a dimostrarlo e questo vale anche per l’estero, visto
che i suoi libri vengono tradotti in molti paesi nel mondo. Come scrittore è
sempre stato snobbato dalle giurie di concorsi letterari, infatti non ha mai vinto nessun premio,in compenso
lui fattura più di tutti e scusate se è poco.
Ha fatto
molti lavori saltuari prima di iniziare la sua carriera, iniziando da
panettiere nel negozio di famiglia, pr
nelle discoteche bresciane, batterista e una rapida carriera da cantante. Ma la
risposta alle tante critiche sta unicamente nel fatto che Fabio Volo è rimasto
semplicemente se stesso. Famiglia, amicizia e modestia. Non sono semplici caratteristiche ma pilastri su cui Fabio Volo, penso, abbia edificato il suo cammino. Detta così sembra una prefazione di un catechista, ma non credo di essere lontano dalla realtà.
Nella sua nuova famiglia, Fabio è padre di due figli, vede finalmente la realizzazione di un desiderio da sempre ambito, voluto e cocciutamente cercato, averlo raggiunto penso sia la vittoria più grande.
Amicizia...i suoi veri amici sono sempre gli stessi, quelli con cui divideva giornate e avventure sin da ragazzo. Ne manca uno, Nicola ( the rebel ) l'amico del cuore, anni fa un brutto incidente con la moto se l'è portato via. Quando il tempo glielo concede Fabio raggiunge i suoi vecchi amici e con loro, mogli e figli compresi, si ritrovano ospiti del padre di Nicola in un antico borgo sulle alture del lago di Garda. E proprio in quei momenti che Fabio Volo dimostra la sua vera natura, basta vederlo scherzare con i suoi vecchi compagni, osservare come guarda e gioca con i suoi figli e i figli dei suoi amici, gli sguardi d'intesa con la compagna Johanna, le dolci attenzioni verso sua madre. Fabio è così, uno che pur avendone motivo non se la tira e la modestia gli rimane appiccicata addosso come un chewingum sotto la scarpa.
Fabio è così,
incredibilmente e semplicemente così. Questo suo modo di essere e la sua
visione della vita non è casuale. Ha vissuto la sua giovinezza in una famiglia
dove probabilmente alcuni valori erano il companatico del giorno e lui è uno
che non dimentica.
Ho la
presunzione di pensare che nei suoi libri ci sia molto, ma molto del suo
vissuto, ecco perche piace alla gente, con buona pace per chi non lo ama.
Fabio
Volo è così….semplicemente così.
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