domenica 7 febbraio 2016
sabato 23 gennaio 2016
FRANCA LEOSINI "LEZIONI DI GIORNALISMO"
Da tempo nei vari programmi televisivi,
per far lievitare gli ascolti,vengono dedicati ampi spazi alla cronaca nera,
associandosi di fatto a quelli già esistenti, che della cronaca nera ne hanno
fatto un "format".
Parlare di cronaca nera e utilizzare un
linguaggio consono per il pubblico televisivo non deve essere tanto facile
anche per esperti e navigati conduttori. Figurarsi se questi argomenti vengono
trattati da conduttrici o conduttori televisivi (qualcuno novello giornalista)
che per adeguarsi ad un linguaggio attuale e coerente con i tempi, farciscono i
loro commenti con astrusità e termini inopportuni. Il pubblico televisivo è
ampio e variegato, non è detto che un linguaggio adatto ad una fascia di spettatori
giovani valga anche per un pubblico adulto. Soprattutto quando le
argomentazioni, che la cronaca nera impone, entrano in dettagli macabri o
delicati dove basta esprimersi con un termine crudo e volgare per far sì che un
fatto di cronaca diventi immediatamente sudicio e pruriginoso.
Giovedì sera 21 Gennaio 2016 a “Storie
maledette” Rai Tre, Franca Leosini si occupava del giallo di Perugia. L’intervista
a Rudy Guede colpevole in concorso con ignoti, dell’omicidio della studentessa
Meredith Kercker è stata una lezione di giornalismo e di rara educazione
narrativa. Franca Leosini come sempre, riesce dove altri sbordano, dove altri
enfatizzano, dove altri accentuano. Rispettosa della sentenza ma pari rispetto
verso il condannato, Franca Leosini conduce con abilità e conoscenza certosina del
caso l’imputato Rudy Guede, verso le “sue” verità senza forzargli la mano
permettendogli di dire la sua comunque la si pensi e quando i fatti entrano in
particolari scabrosi, ma necessari per la completezza delle argomentazioni la
giornalista usa per la descrizione dei fatti, termini garbati utilizzando gentili metafore. Severa e
autorevole ma anche compassionevole e discreta Franca Leosini con le sue
interviste naviga in una direzione che il giornalismo attuale dista miglia e
miglia di lontananza.
martedì 19 gennaio 2016
NERAIDA BEGA, UNA FAVOLA CHE PARTE DA LONTANO
NERAIDA BEGA |
Era il 2008 quando ho conosciuto
Neraida Bega a Riccione. All’epoca frequentava la facoltà di Farmacia
all’università di Rimini. Nata a Durazzo in Albania con mamma albanese e un
padre di origini greco/turche, una sorella di tre anni più grande che da sempre
è stato il suo punto di riferimento.
Aveva circa 12 anni quando con la
sua famiglia si trasferì dall’Albania a Frosinone dove frequentò il
conservatorio e l’istituto tecnico di odontoiatria. Tre anni dopo arrivò a Riccione.
La conobbi al Blue Bar Cafè dove lavorava come cassiera per pagarsi l'università, attirando ovviamente, gli sguardi
estasiati dei clienti; contemporaneamente posava come modella per qualche pubblicità. Neraida bellissima
nella sua semplicità aveva una intelligenza vivace e seppur ventenne un carattere forgiato e indipendente con uno
sguardo verso un futuro già scritto.
Avevo intuito che nella
vita di Neraida Bega niente o quasi niente era ed è stato lasciato al caso, la
sua determinazione condita con la perseveranza è stata di fatto, non solo l’arma vincente ma
la sua principale peculiarità. Dieci
anni di studio al pianoforte con la musica nell’anima per diventare anche
concertista. Interpreta come soprano Dulcinea in “Don Chisciotte della Mancia”
con il coro del Maestro Pio Di Mego del Conservatorio di Roma in un tour che gira l’Italia. Se nell’anima
di Neraida regna la musica la sua passione rimane l’odontoiatria che completa
dopo quattro anni di studio e con le lingue non se la cava male… Albanese, Inglese, Italiano e Spagnolo
rientrano nel suo linguaggio universale.
Ma tutto questo evidentemente non bastava…
Dopo aver vinto alcuni Concorsi (Miss Cinema – Miss Top Girl – Miss Muretto)
e posato per importanti fotografi, Neraida spicca il volo e non solo metaforicamente.
Oggi vive e lavora a Hollywood dove appare in tv su “Comedy Central Bang Bang”.
Attrice per un lungometraggio con una produzione americana indipendente la
“Bred” dove interpreta un ruolo importante a fianco del protagonista Michael
Lerner un candidato all’Oscar. Dopo una
serie di casting effettuati in vari continenti per individuare l’interprete femminile nel video musicale del DJ Michael
Woods “In Your Arms” la scelta cade su Neraida Bega accanto ad un talentuoso Lauren Dyson.
Sono particolarmente felice che le nostre strade professionali si siano incrociate e sono altrettanto sicuro che Neraida non finirà di stupirci. Del resto stupire non gli dispiace affatto.
venerdì 15 gennaio 2016
ANTONIO BANDERAS IN UN FILM SU GIANNI VERSACE
Gianni Versace rivivrà sul grande schermo grazie ad Antonio
Banderas. L’attore spagnolo interpreterà lo stilista italiano scomparso a soli
51 anni nella sua villa di Miami Beach. Bille August regista del film dichiara in un
intervista che vuole raccontare la parte più intima di Versace e i suoi lati
meno conosciuti.
Vedremo…
Personalmente credo che la parte più intima di Gianni Versace
sia già stata raccontata e scritta in un libro “It’s your song” Vannini
Editrice.
A tal proposito lascio che siano altri a
parlare di questo libro pubblicando una recensione di Cristian Porcino e
pubblicata su “Il filosofo impertinente".
RODY MIRRI E ANTONIO D'AMICO IN UN INTERVISTA A STEFANIA FALANGA |
“It’s your song” di Rody Mirri per Vannini Editrice racconta la storia d’amore
tra Gianni Versace e Antonio D’Amico. Il 15 luglio 1997 Gianni Versace veniva
barbaramente assassinato davanti alla sua villa di Miami. Le indagini troppe
frettolose e approssimative dissero che ad uccidere il noto stilista era stato
un giovane prostituto di nome Andrew Phililip Cunanam trovato subito dopo morto
perché, a quanto pare, si tolse la vita. “It’s your song” non ricostruisce le ore
che precedettero la vita di Gianni ma racconta l’appassionata quanto
travolgente love story fra due uomini che per ben quindici anni seppero
costruire giorno dopo giorno una realtà che non sempre veniva ben vista e
tollerata dalla gente. Rody Mirri attraverso un registro narrativo molto
coinvolgente riesce a mettere per iscritto i pensieri di Antonio D’Amico; il
quale si confessa a cuore aperto all’autore del libro. Attraverso la sua
lettura riusciamo a comprendere la genialità di un artista della moda come
Gianni Versace che riusciva a trasporre nella sua attività tutta la sua
curiosità riguardo la cultura classica e il mondo delle arti figurative.
Antonio D’Amico non fu solo il compagno di Gianni ma lavorò a stretto contatto
con lui arricchendolo di nuovi e significativi imput. In questi anni di vita
insieme Antonio e Gianni avevano costruito una fitta rete di amicizie con
personalità del jet set quali: Phil Collins, Lady Diana, Elisabeth Taylor,
Elton John, ecc. Un tocco di amarezza pervade il lettore quando si apprende che
dopo la morte di Versace la famiglia dello stilista ha cercato in ogni modo di
sconoscere il grande sentimento che Antonio e Gianni avevano
condiviso. Ignorato e ostracizzato D’Amico si sentì tagliato fuori dal mondo;
le conoscenze vip si erano diradate dopo la morte di Gianni. A restargli
accanto solo e soltanto un vero amico come Elton John. Elton non poteva
accettare che Antonio diventasse preda della depressione. Difatti il titolo del
libro è un chiaro omaggio ad una delle più belle canzoni di Elton “Your song”.
D’Amico ha sempre dimostrato al mondo il proprio attaccamento a Gianni e non al
suo impero economico. Eppure durante il funerale nel duomo di Milano assieme a
Elton John, Sting e i fratelli; il sacerdote non nominò mai il nome di Antonio
affranto nel suo dolore. Tutti erano distrutti e meritavano le parole di
conforto di santa madre chiesa meno che D’Amico. Questa è di norma la carità
professata dalla chiesa. Gianni era stato uno dei primi personaggi pubblici ad
ufficializzare la sua omosessualità vivendo alla luce del sole la sua storia
con Antonio. Secondo il pensiero ottuso degli alti prelati, ad un omosessuale
non deve essere concesso l’affetto e la stima che invece la chiesa cattolica elargisce in abbondanza a
mafiosi, dittatori, e alle categorie più abbiette di persone. Fortunatamente adesso
Antonio D’Amico ha trovato la sua strada nel mondo della pittura e gli auguro
sentitamente che possa ritornare a vivere una vita intensa; perché se la merita
tutta.
“It’s your song” è un libro da leggere assolutamente.
Cristian Porcino
lunedì 21 dicembre 2015
mercoledì 16 dicembre 2015
IL MIO AMICO ITALO MAFFEI DEI LUSTRI
Sergio maffei ( Fritaia ) con Italo Maffei ( Lustru ) |
Ciao Italo..non
sorridere, probabilmente diresti "Chi munada set dre a far".
Ci conosciamo da sempre , avevo dieci anni quando, con la tua
seicento bianca, mi portavi al campo sportivo pineta e mi consegnavi una rosa.
Dovevo attraversare il Sarca per darla alla signorina che stava al banco bar dell’Hotel
che s’affacciava sul fiume. Quella signorina sarebbe poi diventata tua moglie.
Le mie prime lezioni di sci le ho prese da te. Poi la nostra frequentazione si
è consolidata nel tempo, anzi, nel tempo si è rafforzata trasformandosi in una
vera e sincera amicizia. Pur vivendo lontani, nessuno sa che ogni settimana,
quasi sempre il lunedì, mi fai uno squillo aggiornandomi sulle novità del
paese. Esattamente come due giorni fa. “Dobbiamo
parlare con l’amico Roberto Failoni, ”poi ti spiego..” mi hai detto. Ci siamo
dati un appuntamento a Pinzolo per venerdì prossimo.
Oggi pomeriggio una telefonata mi ha gelato il sangue
annunciando la tua improvvisa scomparsa.
Riavvolgo come una pellicola tutto quello che insieme abbiamo
fatto, comprese le nostre irrinunciabili bevute. Mi mancheranno le nostre
interminabili discussioni, il nostro chiacchierare insieme riannodando i fili dei ricordi comuni e sorridendo in
maniera beffarda del mondo intorno a noi. Incontri i nostri che finivano quasi sempre bevendo l’ultimo “Teroldego” nell’unico
bar che trovavamo aperto la sera tarda
in paese. In trent’anni, mai una volta sono ritornato a Pinzolo senza salutarti,
senza incontrarti. Mi mancherai perché a dispetto di tanti eri una costante fonte di genuino sapere. Ogni volta che avevo un
dubbio, sapevo che Italo probabilmente a modo suo mi avrebbe dato la risposta.
E se non la sapeva la trovava. Parlavamo di tutto e tu, uomo estremamente colto,
mi affascinavi con i tuoi racconti. Eri per me la memoria storica del mio
paese, eri per me, ma forse lo hai sempre saputo, un vero amico. Un amico
diverso da quelli che solitamente frequento, ma non per questo meno importante
e non è stato un caso averti chiesto di scrivermi la prefazione del mio ultimo
libro.
Ciao amico mio, venerdì sarò puntuale come promesso, ma, per un tragico gioco
del destino ti accompagnerò per l’ultima volta su quella strada fatta tante
volte insieme.
giovedì 3 dicembre 2015
FABIO VOLO...SEMPLICEMENTE COSI'
Fabio Volo
ancora una volta ha fatto centro. Il suo ultimo libro”E’ tutta vita” (Mondadori
pagg.240 Euro 19) è in testa alle classifiche dei libri più venduti.
Fior di
critici e giornalisti vari argomentano dal loro punto di vista le motivazioni
e il perché i suoi libri riscontrano un successo tale. C’è chi lo accusa
di essere banale e di usare un linguaggio elementare. Chi lo vede qualunquista e
opportunista, altri lo definiscono un
romanziere da “Baci Perugina”. Pochi di questi “dotti” lo ammira.
I fatti però
smentiscono tanti denigratori, perche indipendentemente da come la si pensi, Fabio
Volo piace alla grande e le vendite eccezionali dei suoi libri (oltre 5 milioni
solo in Italia) sono lì a dimostrarlo e questo vale anche per l’estero, visto
che i suoi libri vengono tradotti in molti paesi nel mondo. Come scrittore è
sempre stato snobbato dalle giurie di concorsi letterari, infatti non ha mai vinto nessun premio,in compenso
lui fattura più di tutti e scusate se è poco.
Ha fatto
molti lavori saltuari prima di iniziare la sua carriera, iniziando da
panettiere nel negozio di famiglia, pr
nelle discoteche bresciane, batterista e una rapida carriera da cantante. Ma la
risposta alle tante critiche sta unicamente nel fatto che Fabio Volo è rimasto
semplicemente se stesso. Famiglia, amicizia e modestia. Non sono semplici caratteristiche ma pilastri su cui Fabio Volo, penso, abbia edificato il suo cammino. Detta così sembra una prefazione di un catechista, ma non credo di essere lontano dalla realtà.
Nella sua nuova famiglia, Fabio è padre di due figli, vede finalmente la realizzazione di un desiderio da sempre ambito, voluto e cocciutamente cercato, averlo raggiunto penso sia la vittoria più grande.
Amicizia...i suoi veri amici sono sempre gli stessi, quelli con cui divideva giornate e avventure sin da ragazzo. Ne manca uno, Nicola ( the rebel ) l'amico del cuore, anni fa un brutto incidente con la moto se l'è portato via. Quando il tempo glielo concede Fabio raggiunge i suoi vecchi amici e con loro, mogli e figli compresi, si ritrovano ospiti del padre di Nicola in un antico borgo sulle alture del lago di Garda. E proprio in quei momenti che Fabio Volo dimostra la sua vera natura, basta vederlo scherzare con i suoi vecchi compagni, osservare come guarda e gioca con i suoi figli e i figli dei suoi amici, gli sguardi d'intesa con la compagna Johanna, le dolci attenzioni verso sua madre. Fabio è così, uno che pur avendone motivo non se la tira e la modestia gli rimane appiccicata addosso come un chewingum sotto la scarpa.
Fabio è così,
incredibilmente e semplicemente così. Questo suo modo di essere e la sua
visione della vita non è casuale. Ha vissuto la sua giovinezza in una famiglia
dove probabilmente alcuni valori erano il companatico del giorno e lui è uno
che non dimentica.
Ho la
presunzione di pensare che nei suoi libri ci sia molto, ma molto del suo
vissuto, ecco perche piace alla gente, con buona pace per chi non lo ama.
Fabio
Volo è così….semplicemente così.
martedì 1 dicembre 2015
A MIA FIGLIA
Quando eri piccola eri bella come il sole ed io, orgoglioso, ti fotografavo in continuazione.
Ora quelle vecchie foto sono custodite come un dono prezioso in un album che sfoglio quando il passato bussa alla mia porta.
Poi crescendo le distanze tra noi aumentarono, tu ragazza ribelle, io giovane padre incapace ed immaturo per esercitare quel ruolo. Le nostre prime discussioni, i primi paletti. Quell'uomo che quando tornavi troppo tardi ti sgridava ma in realtà dentro ti voleva solo abbracciare perchè gli assomigliavi troppo.
Poi la separazione con tua madre e il nostro stare insieme divenne sempre più sporadico. Il tentativo di convivenza tra noi, causa lo studio, non funzionò e così lasciasti Milano. Ricordo distintamente il tuo sguardo quando ti accompagnai in Piazza Castello per salutarti, avevi gli occhi vividi e desiderosi di capire questo tuo padre sempre più assente e sempre più di corsa. Uniti dal cuore ma distanti fisicamente non bastava, troppo poco per noi due, troppe le aspettative andate deluse da ambo le parti.
Passò inesorabilmente del tempo finche arrivò il tuo matrimonio e con esso il regalo più bello, Jacopo.
Ora sei diventata una dolcissima donna e madre.. ma quegli occhi neri continuano a splendere nel tuo dolce viso che rispecchia tutto il tuo mondo interiore colmo di intense emozioni e di amore che non sempre riesci a dimostrare.
Oggi giorno del tuo compleanno, ti auguro figlia mia di vivere i sogni più grandi e desiderosi, quelli che porti custoditi in fondo al cuore. Ti auguro di accarezzare le bellezze della vita e di farle diventare una dolce musica dell'anima. Ti auguro di amare intensamente la vita e di trasmettere lo stesso entusiasmo a Jacopo e alle persone che ti circondano e che ami.
Ora il mio album di fotografie che ricordano tempi lontani quando eri bambina ai primi passi, la scuola di danza e di karatè, la tua adolescenza, capisco che in realtà non contano poi così tanto. Perchè tu sei tutte loro e ogni volta che ti vedo penso..."Questo è il tempo migliore".
Buon compleanno Monica....
lunedì 23 novembre 2015
L'INVIDIA CONDITA CON LA STUPIDITA'
Ritorno su
un tema che spesso coinvolge tutti noi. “L’invidia
condita con la stupidità”. Scrissi qualcosa al riguardo su questo blog tempo fa
e ora ho mille motivi per riparlarne.
Premettendo che esistono due diversi tipi di invidia.Quella sana e obbiettiva che stimola e aguzza l’ingegno, poi c’è quella malata e radicata geneticamente nella mente dell’individuo. Alcuni fatti recenti mi hanno portato a soffermarmi mentalmente sulla seconda tipologia..
Premettendo che esistono due diversi tipi di invidia.Quella sana e obbiettiva che stimola e aguzza l’ingegno, poi c’è quella malata e radicata geneticamente nella mente dell’individuo. Alcuni fatti recenti mi hanno portato a soffermarmi mentalmente sulla seconda tipologia..
Mai fidarsi
delle persone che raccontano cattiverie
e maldicenze perché c’è sempre uno scopo nella loro testa e non è mai casuale.
Il fine è sempre lo stesso, danneggiare qualcuno e quasi sempre proprio voi
stessi.
L’invidia e
la maldicenza partono da alcuni motivi ben radicati nella testa bacata di
questi spregevoli individui, in primis, il rancore e il fottuto desiderio di
far soffrire il soggetto individuato come il colpevole della sua sfortuna,qualunque
essa sia.L'invidia di solito appartiene alla persona priva di obbiettività e in lotta perenne con se stesso, sopratutto incapace di realizzarsi. Ovviamente è più facile incolpare altri piuttosto che guardarsi allo specchio e ammettere i propri limiti. Solitamente la persona invidiosa prende di mira chi nel lavoro e nella vita quotidiana lo supera in tutti i sensi, partendo proprio dalla considerazione benevola che gli altri hanno della persona invidiata, per questo cercherà di diminuirne il valore e il merito. Solitamente partono con una strategia diffamatoria costruita nei minimi particolari, iniziando con la maldicenza insinueranno poco a poco perplessità e dubbi su ciò che avete fatto.
L’invidioso
vi confida intrallazzi e cospirazioni di qualcuno per trascinarvi e rendervi
complici nella sua personale campagna di diffamazione contro l’ignaro bersaglio
e chi lo segue in questa ignobile impresa dimostra poca nobiltà e scarsa intelligenza.
Solo chi cova un rancore radicato nel suo animo cerca di coinvolgere e spingere
altre persone a fare qualcosa che possa danneggiare altre persone e l’invidioso
si compiace di questo, auto convincendosi di non essere l’unico a pensarla in
quel modo, pur sapendo, quanto sia subdolo e malvagio questo suo proselitismo. Chi per abitudine parla male degli altri è solitamente una persona psicologicamente controversa e usa la maldicenza quasi sempre per uno scopo personale adottando come dicevo una strategia non casuale. Utilizza qualunque infido mezzo, ascolta tutte le voci, tutti i pettegolezzi e poi li usa aggiungendo qualcosa di suo cercando in questo modo di coinvolgere l'interlocutore.
Un passa parola tra amici e conoscenti che a loro volta divulgheranno, quasi sempre modificandole in peggio, queste pseudo informazioni. In questo modo manipolando a suo piacere, mette in moto il “tutti contro tutti”. Una tecnica ben nota del “divide et impera”.
Un passa parola tra amici e conoscenti che a loro volta divulgheranno, quasi sempre modificandole in peggio, queste pseudo informazioni. In questo modo manipolando a suo piacere, mette in moto il “tutti contro tutti”. Una tecnica ben nota del “divide et impera”.
L’invidioso
è per sua natura un bugiardo, spudoratamente bugiardo. Mente sapendo di mentire
anche in un aula di Tribunale magari citato come testimone. Dirà che lo fa
spinto dal desiderio di giustizia mentre in realtà lo fa solo per ferire, per
vedere in difficoltà e per la sua sete
di vendetta contro chi, da sempre gli è superiore. Ogni menzogna è composta da due bugie, la bugia che raccontiamo agli altri e la bugia che raccontiamo a noi stessi per
giustificarla.
L’invidia
malata, comunque sia, va di pari passo con la stupidità e ognuno di noi
sottovaluta il numero degli individui stupidi e invidiosi che ci sono in
circolazione e la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente
da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona. Basterebbe ricordarsi
che una persona invidiosa e stupida è una persona che causa un danno ad un’altra
persona senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura
subendo una perdita.
Purtroppo le
persone “non stupide” sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone
stupide e invidiose, dimenticandosi che in qualsiasi momento e luogo, trattare
o associarsi con individui stupidi che covano una recondita invidia si
dimostrerà infallibilmente un costosissimo errore perché, la persona invidiosa e
stupida, è il tipo di persona più pericolosa che esista.
domenica 8 novembre 2015
INTERVISTA DI MARIANA GUAZZI A RODY MIRRI
RODY MIRRI |
Per introdurre questa intervista potrei andare su Wikipedia e scaricare, oltre alla biografia di quest'uomo, che è stato manager, produttore televisivo ed è uno scrittore, anche tutti i lavori in ambito televisivo e non, nazionale e internazionale. Ma non posso e non voglio introdurre Rody Mirri così. Potrei farlo se non lo conoscessi, se non lo avessi mai guardato negli occhi o se le nostre vite non si fossero mai incrociate prima di questa intervista. Per fortuna non è così, conosco quest'uomo da ormai 5 anni ed è la prima persona che, potendo scegliere, desideravo intervistare. Non perché le nostre chiacchierate non mi bastassero, ma perché sono orgogliosa di poter condividere questa straordinaria avventura che è la sua vita, dandogli la possibilità di esprimersi come solo lui sa fare. Questa intervista è quindi un vero "a tu per tu" con un uomo che ho riscoperto essere parte della mia famiglia troppo tardi, ma al quale voglio davvero tanto bene. È un uomo che è sostanza, molto prima che apparenza: di lui non restano le parole, ma le emozioni che riesce a trasmetterti con esse. Di lui non puoi parlare, ma devi raccontare, narrare. Perché la sua storia non è una storia qualsiasi. Tutto quello che ha fatto nella vita non si può riassumere, per questo lascio la parola a lui e chi vuole intendere intenda.
Cominciamo dall'inizio, dalla sua infanzia. Se potesse definirla con una parola quale userebbe?
Serena.
Lei è entrato nel mondo del lavoro
praticamente subito, se tornasse indietro studierebbe di più?
Sicuramente, è una delle tante cose che non mi perdono.
Il mondo dello spettacolo è, come
sappiamo, uno dei più ambiti..Lei lo ha scelto per ambizione o crede che sia
stato portato in quel mondo senza sceglierlo realmente?
Ambizione e casualità sono state
componenti imprescindibili per ritrovarmi in un mondo che mi piaceva e
stuzzicava i miei desideri.
Dopo aver vissuto nel mondo dello
spettacolo per molti anni ha scritto un libro molto bello, forse il più bello
di tutti, intitolato "Il triangolo del potere". Perchè scrivere un
libro così? Si è mai pentito di essersi esposto così chiaramente?
Avevo un conto aperto con me stesso. Dopo
aver vissuto per anni da protagonista in quel mondo mi apprestavo a lasciarlo
per sempre, avevo 50anni con ancora qualche sogno nel cassetto. Uno su tutti,
aprire un agriturismo su un isola che frequentavo da anni: Ibiza. E tutto
questo coincise con due fatti..la fine di un rapporto sentimentale e l’ennesima
delusione da parte di quel mondo, quello dello spettacolo, che viveva e vive
tuttora di taciti accordi, dove le conoscenze e gli intrallazzi valgono molto
di più del merito.
Quel libro lo scrissi con rabbia e per
togliermi qualche sassolino dalla scarpa contro un mondo che mi aveva dato
enormi soddisfazioni, ma che contemporaneamente detestavo per quella sua parte
ambigua dove tutti sanno, tutti fanno ma nessuno ne parla. Un sistema, ma forse
meglio chiamarlo con il suo nome, una lobby, che si fa forte proprio per il
fatto che sia la televisione che il giornalismo sono parte dominante e
integrante del sistema, anzi sono l'utilizzatore finale per raccontarla come si
vuole. In sostanza e in parole povere quello che si vede in tv e si legge
quasi mai è conforme alla realtà.
Abbiamo parlato del primo libro ma
lei ne ha scritti altri 5 e tiene anche un blog. Da dove nasce l'amore per la
scrittura, se di amore si tratta...?
Indipendente da tutto amo scrivere e ogni
libro scritto equivale ad una lunga e intensa terapia psicologica con me
stesso. Per cui scrivo solamente se sono incazzato, deluso o curioso. Mai
quando sono felice.
Lei è un bell'uomo, molto ambizioso,
ha avuto fama e denaro ed è stato amato e circondato da bellissime donne dello
spettacolo. Insomma, nella vita non sembra aver rinunciato mai a nulla. E'
così? Si è mai posto dei limiti?
Mi sono sempre lasciato guidare dall'istinto.
Ho sempre vissuto a modo mio, dove la parola "rinuncia" l’ho quasi
sempre ignorata . Ho sempre pensato che un “voglio” suoni meglio che un “devo”.
Qualche limite me lo sono posto, anzi, ho dovuto pormelo...ed è stato un bene.
La vita le ha regalato tanti amori, ma
non si è mai sposato. Nonostante questo lei oggi ha una figlia. che rapporto ha
con lei? Pensa che manchi qualcosa?
Non è esatto. Avevo 20anni quando mi
sposai, era il 1972 e da quel matrimonio che durò 13anni, nacque l’errore più
giusto della mia vita, mia figlia Monica. Errore, perché concepita troppo
giovane, ma giusto perché non la cambierei con nessun altra al mondo. Verso la
fine degli anni ottanta andava di moda sposarsi all’estero, (Las Vegas o
Scozia) matrimoni senza nessun valore anagrafico e legale e
anch’io, stupidamente per non essere da meno ne feci alcuni, due, per la
precisione
.
Nella vita ha conosciuto tantissime
persone, tanti amici, ma anche tanti falsi amici. Arrivato ad oggi come vive il
problema dell'invidia spesso mascherata da amicizia? meglio non fidarsi di
nessuno o, in ogni caso, non fare di tutta l'erba un fascio?
Avevo letto da qualche parte che "a
volte la fiducia è come un libro che abbandoni...poi ci riprovi e scopri che il
segnalibro era fermo una pagina prima della parte più bella". Amo pensarla
così, anche se la realtà è ben diversa.
Veniamo alla storia recente. Cinque anni
fa un servizio di "Striscia la notizia" le stravolge la vita. Come è
cambiata? Cos'ha perso e cosa vorrebbe riprendersi di ciò che le hanno tolto?
Ci vuole molto coraggio, falsità e tanta
ipocrisia per aver “confezionato” e posto in essere una delle più vergognose
pagine della storia televisiva italiana. Ora le risposte (dopo quasi sei anni)
le attendo dal Tribunale, visto che gli artefici sono stati tutti rinviati a
giudizio.
In questi anni ho scoperto di aver perso
molte cose futili e di essermi ripreso altre, molto ma molto fondamentali per
il proseguo del mio cammino.
Lei ha criticato fortemente i
giornalisti. Tutti con le mani legate? Dopo tutte queste lotte crede ancora
nella verità e nella giustizia?
Oggi le grandi testate giornalistiche,
l’editoria, le televisioni e i network radiofonici fanno parte di grandi
multinazionali con interessi enormi. Anche per un giornalista serio e corretto
è difficile non sottostare alle direttive che provengono dall'alto e, anche se
non ci fossero, risulta difficile ammettere il fatto che per chi scrive è
maledettamente difficile non esserne condizionato. L’obbiettività e il diritto
di cronaca è un alchimia molto difficile.
Soprattutto un cronista serio dovrebbe
attenersi alla carta dei doveri, scritta dall'Ordine dei giornalisti l' 8
Luglio del 1993. Basterebbe questo, basterebbe.. ma non è così.
Ecco, purtroppo la mia stima é poca verso questa professione e trovare un
giornalista, degno di tale nome, libero e indipendente da tutto e tutti,
risulta quasi impossibile. I più mentono sapendo di mentire e questo fatto mi
lascia basito, alla faccia dell’informazione, dove si dimentica che un articolo
fazioso può essere un arma micidiale che può annientare vite di persone, nuclei
famigliari e condizionare per sempre la storia di un essere umano. Perché se
una notizia è riportata dalla televisione o dai giornali per la
maggioranza della persone è reputata “veritiera ".La professione del giornalista è una lotta costante tra il sogno e la volontà di essere del tutto indipendenti e le situazioni reali in cui si trovano, che li costringono, invece ad essere dipendenti da interessi, punti di vista, aspettative dei
loro editori…in generale si tratta di una professione che richiede una continua
lotta e un costante stato di allerta..." Questo lo scriveva il giornalista
Ryszard Kapuscinski e non il sottoscritto. Nella causa che ho in corso, dove mi
vede parte lesa, i miei avvocati sostengono che la controparte è potente.
Ebbene per rispondere alla sua domanda, evidentemente credo ancora, fino a
prova contraria, alla giustizia, rispondendo ai miei avvocati che dovrebbe
essere la verità più potente della controparte, o almeno questo è quello che mi
auguro...
In questi ultimi anni è mai mancato il
coraggio? ha mai avuto paura e se si, di cosa?
Desidero sia fatta giustizia per quello
che ho subito. Questa è l’unica ansia che mi attanaglia la mente. La paura
invece mi assale quando penso a fatti ben più gravi come una malattia o la
perdita di persone a me care.
La vita le ha riservato anche belle
sorprese. Ha scoperto di avere un fratello. Com'è stato? Suo padre si è portato
nella tomba qualcosa che nessuno immaginava. Cosa pensa dei segreti non detti?
ha provato rabbia verso suo padre?
Vero, ho scoperto poco tempo fa di avere
un altro fratello..troppo tardi, ma questo non modifica minimamente l’affetto
che provo per lui. Comunque sia questa notizia non scalfisce
l’amore e la stima che provo e provavo per mio padre. Non posso giudicare
nessuno, figurarsi mio padre, da lui ho avuto la prova vivente di come sia
fondamentale l’esempio e non le parole. Questo suo segreto che si è portato
nella tomba, probabilmente era struggente, perché a volte lo vedevo isolarsi
nei suoi pensieri con lo sguardo perso nell'infinito. Mi piace pensare che il
suo pensiero andasse a quel figlio lontano da lui, e penso che il suo dolore
mentale forse fosse più angosciante e drammatico del dolore fisico che la sua
malattia gli imponeva. Riconosco che le circostanze della vita possono
modificare radicalmente il nostro agire, sono certo però che mio padre, ora,
riposi in pace sapendo che i suoi figli si sono riabbracciati e gli farà
piacere sapere che il suo figlio segreto é esattamente come lui avrebbe
desiderato.
Se potesse scegliere una cosa per il suo
futuro sceglierebbe tranquillità e pace o verità e riscatto?
Con la verità ci sarebbe il riscatto e conseguentemente
pace e tranquillità.
Se potesse scegliere una cosa o un
aggettivo con il quale essere ricordato quale sceglierebbe?
Curiosa domanda che mi porta a fare tutti
gli scongiuri inimmaginabili….
Ho commesso tutti gli errori che in una
vita si possono commettere con una nota dolente, quella di non essere
stato un padre presente, ma a parte questo, non cambierei la mia vita con
nessun altra. E per chi gioirà della mia morte ( ovviamente più tardi
possibile) gli voglio solo ricordare che non l’ho lasciato ma solo preceduto.
Scherzi a parte, non avendo un aggettivo da scegliere penso che chi mi ama o mi
ha amato sa perfettamente che uomo sono e vorrei essere ricordato da loro per
avergli rubato (mi auguro) almeno un sorriso.
Ha qualche rimorso o qualche rimpianto?
Quale dei due per lei è peggio?
Sarò lapidario. Meglio i rimorsi che i
rimpianti.
Marianna Guazzi
Marianna Guazzi
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