sabato 23 gennaio 2016

FRANCA LEOSINI "LEZIONI DI GIORNALISMO"






Da tempo nei vari programmi televisivi, per far lievitare gli ascolti,vengono dedicati ampi spazi alla cronaca nera, associandosi di fatto a quelli già esistenti, che della cronaca nera ne hanno fatto un "format".
Parlare di cronaca nera e utilizzare un linguaggio consono per il pubblico televisivo non deve essere tanto facile anche per esperti e navigati conduttori. Figurarsi se questi argomenti vengono trattati da conduttrici o conduttori televisivi (qualcuno novello giornalista) che per adeguarsi ad un linguaggio attuale e coerente con i tempi, farciscono i loro commenti con astrusità e termini inopportuni. Il pubblico televisivo è ampio e variegato, non è detto che un linguaggio adatto ad una fascia di spettatori giovani valga anche per un pubblico adulto. Soprattutto quando le argomentazioni, che la cronaca nera impone, entrano in dettagli macabri o delicati dove basta esprimersi con un termine crudo e volgare per far sì che un fatto di cronaca diventi immediatamente sudicio e pruriginoso.

Giovedì sera 21 Gennaio 2016 a “Storie maledette” Rai Tre, Franca Leosini si occupava del giallo di Perugia. L’intervista a Rudy Guede colpevole in concorso con ignoti, dell’omicidio della studentessa Meredith Kercker è stata una lezione di giornalismo e di rara educazione narrativa. Franca Leosini come sempre, riesce dove altri sbordano, dove altri enfatizzano, dove altri accentuano. Rispettosa della sentenza ma pari rispetto verso il condannato, Franca Leosini conduce con abilità e conoscenza certosina del caso l’imputato Rudy Guede, verso le “sue” verità senza forzargli la mano permettendogli di dire la sua comunque la si pensi e quando i fatti entrano in particolari scabrosi, ma necessari per la completezza delle argomentazioni la giornalista usa per la descrizione dei fatti, termini  garbati utilizzando gentili metafore. Severa e autorevole ma anche compassionevole e discreta Franca Leosini con le sue interviste naviga in una direzione che il giornalismo attuale dista miglia e miglia di lontananza. 

martedì 19 gennaio 2016

NERAIDA BEGA, UNA FAVOLA CHE PARTE DA LONTANO

NERAIDA BEGA

Era il 2008 quando ho conosciuto Neraida Bega a Riccione. All’epoca frequentava la facoltà di Farmacia all’università di Rimini. Nata a Durazzo in Albania con mamma albanese e un padre di origini greco/turche, una sorella di tre anni più grande che da sempre è stato il suo punto di riferimento.
Aveva circa 12 anni quando con la sua famiglia si trasferì dall’Albania a Frosinone dove frequentò il conservatorio e l’istituto tecnico di odontoiatria. Tre anni dopo arrivò a Riccione.
La conobbi al Blue Bar Cafè dove  lavorava come cassiera per pagarsi l'università, attirando ovviamente, gli sguardi estasiati dei clienti; contemporaneamente posava come modella  per qualche pubblicità. Neraida bellissima nella sua semplicità aveva una intelligenza vivace e  seppur ventenne  un carattere forgiato e indipendente con uno sguardo verso un futuro già scritto.
Avevo intuito che nella vita di Neraida Bega niente o quasi niente era ed è stato lasciato al caso, la sua determinazione condita con la perseveranza  è stata di fatto, non solo l’arma vincente ma la sua principale peculiarità.  Dieci anni di studio al pianoforte con la musica nell’anima per diventare anche concertista. Interpreta come soprano Dulcinea in “Don Chisciotte della Mancia” con il coro del Maestro Pio Di Mego del Conservatorio di Roma  in un tour che gira l’Italia. Se nell’anima di Neraida regna la musica la sua passione rimane l’odontoiatria che completa dopo quattro anni di studio e con le lingue non se la cava male…  Albanese, Inglese, Italiano e Spagnolo rientrano nel suo linguaggio universale.
Ma tutto questo evidentemente non bastava…
Dopo aver vinto alcuni Concorsi  (Miss Cinema – Miss Top Girl – Miss Muretto) e posato per importanti fotografi, Neraida spicca il volo e non solo metaforicamente. Oggi vive e lavora a Hollywood dove appare in tv su “Comedy Central Bang Bang”. Attrice per un lungometraggio con una produzione americana indipendente la “Bred” dove interpreta un ruolo importante a fianco del protagonista Michael Lerner un candidato all’Oscar.  Dopo una serie di casting effettuati in vari continenti per individuare l’interprete  femminile nel video musicale del DJ Michael Woods “In Your Arms” la scelta cade su Neraida Bega  accanto ad un talentuoso Lauren Dyson. 
Sono particolarmente felice che le nostre strade professionali si siano incrociate e sono altrettanto sicuro che Neraida non finirà di stupirci. Del resto stupire non gli dispiace affatto.

venerdì 15 gennaio 2016

ANTONIO BANDERAS IN UN FILM SU GIANNI VERSACE




Gianni Versace rivivrà sul grande schermo grazie ad Antonio Banderas. L’attore spagnolo interpreterà lo stilista italiano scomparso a soli 51 anni nella sua villa di Miami Beach.  Bille August regista del film dichiara in un intervista che vuole raccontare la parte più intima di Versace e i suoi lati meno conosciuti.
Vedremo…
Personalmente credo che la parte più intima di Gianni Versace sia già stata raccontata e scritta in un libro “It’s your song” Vannini Editrice. 
A tal proposito lascio che siano altri a parlare di questo libro pubblicando una recensione di Cristian Porcino e pubblicata su “Il filosofo impertinente".

RODY MIRRI E ANTONIO D'AMICO IN UN INTERVISTA A STEFANIA FALANGA

“It’s your song” di Rody Mirri per Vannini Editrice racconta la storia d’amore tra Gianni Versace e Antonio D’Amico. Il 15 luglio 1997 Gianni Versace veniva barbaramente assassinato davanti alla sua villa di Miami. Le indagini troppe frettolose e approssimative dissero che ad uccidere il noto stilista era stato un giovane prostituto di nome Andrew Phililip Cunanam trovato subito dopo morto perché, a quanto pare, si tolse la vita. “It’s your song” non ricostruisce le ore che precedettero la vita di Gianni ma racconta l’appassionata quanto travolgente love story fra due uomini che per ben quindici anni seppero costruire giorno dopo giorno una realtà che non sempre veniva ben vista e tollerata dalla gente. Rody Mirri attraverso un registro narrativo molto coinvolgente riesce a mettere per iscritto i pensieri di Antonio D’Amico; il quale si confessa a cuore aperto all’autore del libro. Attraverso la sua lettura riusciamo a comprendere la genialità di un artista della moda come Gianni Versace che riusciva a trasporre nella sua attività tutta la sua curiosità riguardo la cultura classica e il mondo delle arti figurative. Antonio D’Amico non fu solo il compagno di Gianni ma lavorò a stretto contatto con lui arricchendolo di nuovi e significativi imput. In questi anni di vita insieme Antonio e Gianni avevano costruito una fitta rete di amicizie con personalità del jet set quali: Phil Collins, Lady Diana, Elisabeth Taylor, Elton John, ecc. Un tocco di amarezza pervade il lettore quando si apprende che dopo la morte di Versace la famiglia dello stilista ha cercato in ogni modo di sconoscere il grande sentimento che Antonio e  Gianni avevano condiviso. Ignorato e ostracizzato D’Amico si sentì tagliato fuori dal mondo; le conoscenze vip si erano diradate dopo la morte di Gianni. A restargli accanto solo e soltanto un vero amico come Elton John. Elton non poteva accettare che Antonio diventasse preda della depressione. Difatti il titolo del libro è un chiaro omaggio ad una delle più belle canzoni di Elton “Your song”. D’Amico ha sempre dimostrato al mondo il proprio attaccamento a Gianni e non al suo impero economico. Eppure durante il funerale nel duomo di Milano assieme a Elton John, Sting e i fratelli; il sacerdote non nominò mai il nome di Antonio affranto nel suo dolore. Tutti erano distrutti e meritavano le parole di conforto di santa madre chiesa meno che D’Amico. Questa è di norma la carità professata dalla chiesa. Gianni era stato uno dei primi personaggi pubblici ad ufficializzare la sua omosessualità vivendo alla luce del sole la sua storia con Antonio. Secondo il pensiero ottuso degli alti prelati, ad un omosessuale non deve essere concesso l’affetto e la stima che invece la chiesa cattolica elargisce in abbondanza a mafiosi, dittatori, e alle categorie più abbiette di persone. Fortunatamente adesso Antonio D’Amico ha trovato la sua strada nel mondo della pittura e gli auguro sentitamente che possa ritornare a vivere una vita intensa; perché se la merita tutta.
“It’s your song” è un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino





mercoledì 16 dicembre 2015

IL MIO AMICO ITALO MAFFEI DEI LUSTRI




 Sergio maffei ( Fritaia ) con Italo Maffei ( Lustru )

Ciao Italo..non sorridere, probabilmente diresti "Chi munada set dre a far".

Ci conosciamo da sempre , avevo dieci anni quando, con la tua seicento bianca, mi portavi al campo sportivo pineta e mi consegnavi una rosa. Dovevo attraversare il Sarca per darla  alla signorina che stava al banco bar dell’Hotel che s’affacciava sul fiume. Quella signorina sarebbe poi diventata tua moglie. Le mie prime lezioni di sci le ho prese da te. Poi la nostra frequentazione si è consolidata nel tempo, anzi, nel tempo si è rafforzata trasformandosi in una vera e sincera amicizia. Pur vivendo lontani, nessuno sa che ogni settimana, quasi sempre il lunedì, mi fai uno squillo aggiornandomi sulle novità del paese. Esattamente come due giorni fa. “Dobbiamo parlare con l’amico Roberto Failoni, ”poi ti spiego..” mi hai detto. Ci siamo dati un appuntamento a Pinzolo per venerdì prossimo.

Oggi pomeriggio una telefonata mi ha gelato il sangue annunciando la tua improvvisa scomparsa.

Riavvolgo come una pellicola tutto quello che insieme abbiamo fatto, comprese le nostre irrinunciabili bevute. Mi mancheranno le nostre interminabili discussioni,  il nostro  chiacchierare insieme riannodando  i fili dei ricordi comuni e sorridendo in maniera beffarda del mondo intorno a noi. Incontri i nostri che finivano  quasi sempre bevendo l’ultimo “Teroldego” nell’unico bar che trovavamo aperto la sera  tarda in paese. In trent’anni, mai una volta sono ritornato a Pinzolo senza salutarti, senza incontrarti. Mi  mancherai perché  a dispetto di tanti eri una costante fonte  di genuino sapere. Ogni volta che avevo un dubbio, sapevo che Italo probabilmente a modo suo mi avrebbe dato la risposta. E se non la sapeva la trovava. Parlavamo di tutto e tu, uomo estremamente colto, mi affascinavi con i tuoi racconti. Eri per me la memoria storica del mio paese, eri per me, ma forse lo hai sempre saputo, un vero amico. Un amico diverso da quelli che solitamente frequento, ma non per questo meno importante e non è stato un caso averti chiesto di scrivermi la prefazione del mio ultimo libro.  

Ciao amico mio, venerdì sarò puntuale come promesso, ma, per un tragico gioco del destino ti accompagnerò per l’ultima volta su quella strada fatta tante volte insieme.

giovedì 3 dicembre 2015

FABIO VOLO...SEMPLICEMENTE COSI'



Fabio Volo ancora una volta ha fatto centro. Il suo ultimo libro”E’ tutta vita” (Mondadori pagg.240 Euro 19) è in testa alle classifiche dei libri più venduti.
Fior di critici e giornalisti vari argomentano dal loro punto di vista  le motivazioni  e il perché i suoi libri riscontrano un successo tale. C’è chi lo accusa di essere banale e di usare un linguaggio elementare. Chi lo vede qualunquista e opportunista, altri  lo definiscono un romanziere da “Baci Perugina”. Pochi di questi “dotti” lo ammira.
I fatti però smentiscono tanti denigratori, perche indipendentemente da come la si pensi, Fabio Volo piace alla grande e le vendite eccezionali dei suoi libri (oltre 5 milioni solo in Italia) sono lì a dimostrarlo e questo vale anche per l’estero, visto che i suoi libri vengono tradotti in molti paesi nel mondo. Come scrittore è sempre stato snobbato dalle giurie di concorsi letterari, infatti non ha mai vinto nessun premio,in compenso lui fattura più di tutti e scusate se è poco.
Ha fatto molti lavori saltuari prima di iniziare la sua carriera, iniziando da panettiere nel negozio di famiglia,  pr nelle discoteche bresciane, batterista e una rapida carriera da cantante. Ma la risposta alle tante critiche sta unicamente nel fatto che Fabio Volo è rimasto semplicemente se stesso. Famiglia, amicizia e modestia. Non sono semplici caratteristiche ma pilastri su cui Fabio Volo, penso, abbia edificato il suo cammino. Detta così sembra una prefazione di un catechista, ma non credo di essere lontano dalla realtà.
Nella sua nuova famiglia, Fabio è padre di due figli, vede finalmente la realizzazione di un desiderio da sempre ambito, voluto e cocciutamente cercato, averlo raggiunto penso sia la vittoria più grande.
Amicizia...i suoi veri amici sono sempre gli stessi, quelli con cui divideva giornate e avventure sin da ragazzo. Ne manca uno, Nicola ( the rebel ) l'amico del cuore, anni fa un brutto incidente con la moto se l'è portato via. Quando il tempo glielo concede Fabio raggiunge i suoi vecchi amici e con loro, mogli e figli compresi, si ritrovano ospiti del padre di Nicola in un antico borgo sulle alture del lago di Garda. E proprio in quei momenti che Fabio Volo dimostra la sua vera natura, basta vederlo scherzare con i suoi vecchi compagni, osservare come guarda e gioca con i suoi figli e i figli dei suoi amici, gli sguardi d'intesa con la compagna Johanna, le dolci attenzioni verso sua madre. Fabio è così, uno che pur avendone motivo non se la tira e la modestia gli rimane appiccicata addosso come un chewingum sotto la scarpa.
Fabio è così, incredibilmente e semplicemente così. Questo suo modo di essere e la sua visione della vita non è casuale. Ha vissuto la sua giovinezza in una famiglia dove probabilmente alcuni valori erano il companatico del giorno e lui è uno che non dimentica.

Ho la presunzione di pensare che nei suoi libri ci sia molto, ma molto del suo vissuto, ecco perche piace alla gente, con buona pace per chi non lo ama.
 Fabio Volo è così….semplicemente così.

martedì 1 dicembre 2015

A MIA FIGLIA



Quando eri piccola eri bella come il sole ed io, orgoglioso, ti fotografavo in continuazione.
Ora quelle vecchie foto sono custodite come un dono prezioso in un album che sfoglio quando il passato bussa alla mia porta.
Poi crescendo le distanze tra noi aumentarono, tu ragazza ribelle, io giovane padre incapace ed immaturo per esercitare quel ruolo. Le nostre prime discussioni, i primi paletti. Quell'uomo che quando tornavi troppo tardi ti sgridava ma in realtà dentro ti voleva solo abbracciare  perchè gli assomigliavi troppo.
Poi la separazione con tua madre e il nostro stare insieme divenne sempre più sporadico. Il tentativo di convivenza tra noi, causa lo studio, non funzionò e così lasciasti Milano. Ricordo distintamente il tuo sguardo quando ti accompagnai in Piazza Castello per salutarti, avevi gli occhi vividi e desiderosi di capire questo tuo padre sempre più assente e sempre più di corsa. Uniti dal cuore ma distanti fisicamente non bastava, troppo poco per noi due, troppe le aspettative andate deluse da ambo le parti.
Passò inesorabilmente del tempo finche arrivò il tuo matrimonio e con esso il regalo più bello, Jacopo.
Ora sei diventata una dolcissima donna e madre.. ma quegli occhi neri continuano a splendere nel tuo dolce viso che rispecchia tutto il tuo mondo interiore colmo di intense emozioni e di amore che non sempre riesci a dimostrare.
Oggi giorno del tuo compleanno, ti auguro figlia mia di vivere i sogni più grandi e desiderosi, quelli che porti custoditi in fondo al cuore. Ti auguro di accarezzare le bellezze della vita e di farle diventare una dolce musica dell'anima. Ti auguro di amare intensamente la vita e di trasmettere lo stesso entusiasmo a Jacopo e alle persone che ti circondano e che ami.
Ora il mio album di fotografie che ricordano tempi lontani quando eri bambina ai primi passi, la scuola di danza e di karatè, la tua adolescenza, capisco che in realtà non contano poi così tanto. Perchè tu sei tutte loro e ogni volta che ti vedo penso..."Questo è il tempo migliore".

Buon compleanno Monica....

















lunedì 23 novembre 2015

L'INVIDIA CONDITA CON LA STUPIDITA'





Ritorno su un tema che spesso  coinvolge tutti noi. “L’invidia condita con la stupidità”. Scrissi qualcosa al riguardo su questo blog tempo fa e ora ho mille motivi per riparlarne.
Premettendo che esistono due diversi tipi di invidia.Quella sana e obbiettiva che stimola e aguzza l’ingegno, poi c’è quella malata e radicata geneticamente nella mente dell’individuo. Alcuni fatti recenti mi hanno portato a soffermarmi mentalmente sulla seconda tipologia..
Mai fidarsi delle persone che  raccontano cattiverie e maldicenze perché c’è sempre uno scopo nella loro testa e non è mai casuale. Il fine è sempre lo stesso, danneggiare qualcuno e quasi sempre proprio voi stessi.
L’invidia e la maldicenza partono da alcuni motivi ben radicati nella testa bacata di questi spregevoli individui, in primis, il rancore e il fottuto desiderio di far soffrire il soggetto individuato come il colpevole della sua sfortuna,qualunque essa sia.L'invidia di solito appartiene alla persona priva di obbiettività e in lotta perenne con se stesso, sopratutto incapace di realizzarsi. Ovviamente è più facile incolpare altri piuttosto che guardarsi allo specchio e ammettere i propri limiti. Solitamente la persona invidiosa prende di mira chi nel lavoro e nella vita quotidiana lo supera in tutti i sensi, partendo proprio dalla considerazione benevola che gli altri hanno della persona invidiata, per questo cercherà di diminuirne il valore e il merito. Solitamente  partono con una strategia diffamatoria costruita nei minimi particolari, iniziando con la maldicenza insinueranno poco a poco perplessità e dubbi su ciò che avete fatto.

L’invidioso vi confida intrallazzi e cospirazioni di qualcuno per trascinarvi e rendervi complici nella sua personale campagna di diffamazione contro l’ignaro bersaglio e chi lo segue in questa ignobile impresa  dimostra poca nobiltà e scarsa intelligenza. Solo chi cova un rancore radicato nel suo animo cerca di coinvolgere e spingere altre persone a fare qualcosa che possa danneggiare altre persone e l’invidioso si compiace di questo, auto convincendosi di non essere l’unico a pensarla in quel modo, pur sapendo, quanto sia subdolo e malvagio questo suo proselitismo. Chi per abitudine parla male degli altri è solitamente una persona psicologicamente controversa e usa la maldicenza quasi sempre per uno scopo personale adottando come dicevo una strategia non casuale. Utilizza qualunque infido mezzo, ascolta tutte le voci, tutti i pettegolezzi e poi li usa aggiungendo qualcosa di suo cercando in questo modo di coinvolgere l'interlocutore. 
Un passa parola tra amici e conoscenti che a loro volta divulgheranno, quasi sempre modificandole in peggio, queste pseudo  informazioni. In questo modo manipolando a suo piacere, mette in moto il “tutti contro tutti”. Una tecnica ben nota del “divide et impera”.
L’invidioso è per sua natura un bugiardo, spudoratamente bugiardo. Mente sapendo di mentire anche in un aula di Tribunale magari citato come testimone. Dirà che lo fa spinto dal desiderio di giustizia mentre in realtà lo fa solo per ferire, per vedere  in difficoltà e per la sua sete di vendetta contro chi, da sempre gli è superiore. Ogni menzogna è composta da due bugie, la bugia che raccontiamo agli altri e la bugia che raccontiamo a noi stessi per giustificarla.
L’invidia malata, comunque sia, va di pari passo con la stupidità e ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi e invidiosi che ci sono in circolazione e la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona. Basterebbe ricordarsi che una persona invidiosa e stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
Purtroppo le persone “non stupide” sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide e invidiose, dimenticandosi che in qualsiasi momento e luogo, trattare o associarsi con individui stupidi che covano una recondita invidia si dimostrerà infallibilmente un costosissimo errore perché, la persona invidiosa e stupida, è il tipo di persona più pericolosa che esista.

domenica 8 novembre 2015

INTERVISTA DI MARIANA GUAZZI A RODY MIRRI

RODY  MIRRI

Per introdurre questa intervista potrei andare su Wikipedia e scaricare, oltre alla biografia di quest'uomo, che è stato manager, produttore televisivo ed è uno scrittore, anche tutti i lavori in ambito televisivo e non, nazionale e internazionale. Ma non posso e non voglio introdurre Rody Mirri così. Potrei farlo se non lo conoscessi, se non lo avessi mai guardato negli occhi o se le nostre vite non si fossero mai incrociate prima di questa intervista. Per fortuna non è così, conosco quest'uomo da ormai 5 anni ed è la prima persona che, potendo scegliere, desideravo intervistare. Non perché le nostre chiacchierate non mi bastassero, ma perché sono orgogliosa di poter condividere questa straordinaria avventura che è la sua vita, dandogli la possibilità di esprimersi come solo lui sa fare. Questa intervista è quindi un vero "a tu per tu" con un uomo che ho riscoperto essere parte della mia famiglia troppo tardi, ma al quale voglio davvero tanto bene. È un uomo che è sostanza, molto prima che apparenza: di lui non restano le parole, ma le emozioni che riesce a trasmetterti con esse. Di lui non puoi parlare, ma devi raccontare, narrare. Perché la sua storia non è una storia qualsiasi. Tutto quello che ha fatto nella vita non si può riassumere, per questo lascio la parola a lui e chi vuole intendere intenda.


Cominciamo dall'inizio, dalla sua infanzia. Se potesse definirla con una parola quale userebbe?

Serena.

Lei è entrato nel mondo del lavoro praticamente subito, se tornasse indietro studierebbe di più?

Sicuramente, è una delle tante cose che non mi perdono.  

Il mondo dello spettacolo è, come sappiamo, uno dei più ambiti..Lei lo ha scelto per ambizione o crede che sia stato portato in quel mondo senza sceglierlo realmente?

Ambizione e casualità sono state componenti imprescindibili per ritrovarmi in un mondo che mi piaceva e stuzzicava i miei desideri.

Dopo aver vissuto nel mondo dello spettacolo per molti anni ha scritto un libro molto bello, forse il più bello di tutti, intitolato "Il triangolo del potere". Perchè scrivere un libro così? Si è mai pentito di essersi esposto così chiaramente?

Avevo un conto aperto con me stesso. Dopo aver vissuto per anni da protagonista in quel mondo mi apprestavo a lasciarlo per sempre, avevo 50anni con ancora qualche sogno nel cassetto. Uno su tutti, aprire un agriturismo su un isola che frequentavo da anni: Ibiza. E tutto questo coincise con due fatti..la fine di un rapporto sentimentale e l’ennesima delusione da parte di quel mondo, quello dello spettacolo, che viveva e vive tuttora di taciti accordi, dove le conoscenze e gli intrallazzi valgono molto di più del merito.
Quel libro lo scrissi con rabbia e per togliermi qualche sassolino dalla scarpa contro un mondo che mi aveva dato enormi soddisfazioni, ma che contemporaneamente detestavo per quella sua parte ambigua dove tutti sanno, tutti fanno ma nessuno ne parla. Un sistema, ma forse meglio chiamarlo con il suo nome, una lobby, che si fa forte proprio per il fatto che sia la televisione che il giornalismo sono parte dominante e integrante del sistema, anzi sono l'utilizzatore finale per raccontarla come si vuole. In sostanza  e in parole povere quello che si vede in tv e si legge quasi mai è conforme alla realtà.

Abbiamo parlato del primo libro ma lei ne ha scritti altri 5 e tiene anche un blog. Da dove nasce l'amore per la scrittura, se di amore si tratta...?

Indipendente da tutto amo scrivere e ogni libro scritto equivale ad una lunga e intensa terapia psicologica con me stesso. Per cui scrivo solamente se sono incazzato, deluso o curioso. Mai quando sono felice.

Lei è  un bell'uomo, molto ambizioso, ha avuto fama e denaro ed è stato amato e circondato da bellissime donne dello spettacolo. Insomma, nella vita non sembra aver rinunciato mai a nulla. E' così? Si è mai posto dei limiti?

Mi sono sempre lasciato guidare dall'istinto. Ho sempre vissuto a modo mio, dove la parola "rinuncia" l’ho quasi sempre ignorata . Ho sempre pensato che un “voglio” suoni meglio che un “devo”. Qualche limite me lo sono posto, anzi, ho dovuto pormelo...ed è stato un bene.

La vita le ha regalato tanti amori, ma non si è mai sposato. Nonostante questo lei oggi ha una figlia. che rapporto ha con lei? Pensa che manchi qualcosa?

Non è esatto. Avevo 20anni quando mi sposai, era il 1972 e da quel matrimonio che durò 13anni, nacque l’errore più giusto della mia vita, mia figlia Monica. Errore, perché concepita troppo giovane, ma giusto perché non la cambierei con nessun altra al mondo. Verso la fine degli anni ottanta andava di moda sposarsi all’estero, (Las Vegas o Scozia) matrimoni   senza nessun valore anagrafico e legale e anch’io, stupidamente per non essere da meno ne feci alcuni, due, per la precisione
.
Nella vita ha conosciuto tantissime persone, tanti amici, ma anche tanti falsi amici. Arrivato ad oggi come vive il problema dell'invidia spesso mascherata da amicizia? meglio non fidarsi di nessuno o, in ogni caso, non fare di tutta l'erba un fascio?

Avevo letto da qualche parte che "a volte la fiducia è come un libro che abbandoni...poi ci riprovi e scopri che il segnalibro era fermo una pagina prima della parte più bella". Amo pensarla così, anche se la realtà è ben diversa.

Veniamo alla storia recente. Cinque anni fa un servizio di "Striscia la notizia" le stravolge la vita. Come è cambiata? Cos'ha perso e cosa vorrebbe riprendersi di ciò che le hanno tolto?

Ci vuole molto coraggio, falsità e tanta ipocrisia per aver “confezionato” e posto in essere una delle più vergognose pagine della storia televisiva italiana. Ora le risposte (dopo quasi sei anni) le attendo dal Tribunale, visto che gli artefici sono stati tutti rinviati a giudizio.
In questi anni ho scoperto di aver perso molte cose futili e di essermi ripreso altre, molto ma molto fondamentali per il proseguo del mio cammino.

Lei ha criticato fortemente i giornalisti. Tutti con le mani legate? Dopo tutte queste lotte crede ancora nella verità e nella giustizia? 

Oggi le grandi testate giornalistiche, l’editoria, le televisioni e i network radiofonici fanno parte di grandi multinazionali con interessi enormi. Anche per un giornalista serio e corretto è difficile non sottostare alle direttive che provengono dall'alto e, anche se non ci fossero, risulta difficile ammettere il fatto che per chi scrive è maledettamente difficile non esserne condizionato. L’obbiettività e il diritto di cronaca è un alchimia molto difficile.
Soprattutto un cronista serio dovrebbe attenersi alla carta dei doveri, scritta dall'Ordine dei giornalisti l' 8 Luglio del 1993. Basterebbe questo, basterebbe..  ma non è così.
Ecco, purtroppo la mia stima é poca verso questa professione e trovare un giornalista, degno di tale nome, libero e indipendente da tutto e tutti, risulta quasi impossibile. I più mentono sapendo di mentire e questo fatto mi lascia basito, alla faccia dell’informazione, dove si dimentica che un articolo fazioso può essere un arma micidiale che può annientare vite di persone, nuclei famigliari e condizionare per sempre la storia di un essere umano. Perché se una notizia è riportata dalla televisione o dai giornali  per la maggioranza della persone è reputata “veritiera ".La professione del giornalista è una lotta costante tra il sogno e la volontà di essere del tutto indipendenti e le situazioni reali in cui si trovano, che li costringono, invece ad essere dipendenti da interessi, punti di vista, aspettative dei loro editori…in generale si tratta di una professione che richiede una continua lotta e un costante stato di allerta..." Questo lo scriveva il giornalista Ryszard Kapuscinski e non il sottoscritto. Nella causa che ho in corso, dove mi vede parte lesa, i miei avvocati sostengono che la controparte è potente. Ebbene per rispondere alla sua domanda, evidentemente credo ancora, fino a prova contraria, alla giustizia, rispondendo ai miei avvocati che dovrebbe essere la verità più potente della controparte, o almeno questo è quello che mi auguro...

In questi ultimi anni è mai mancato il coraggio? ha mai avuto paura e se si, di cosa?

Desidero sia fatta giustizia per quello che ho subito. Questa è l’unica ansia che mi attanaglia la mente. La paura invece mi assale quando penso a fatti ben più gravi come una malattia o la perdita di persone a me care.

La vita le ha riservato anche belle sorprese. Ha scoperto di avere un fratello. Com'è stato? Suo padre si è portato nella tomba qualcosa che nessuno immaginava. Cosa pensa dei segreti non detti? ha provato rabbia verso suo padre?

Vero, ho scoperto poco tempo fa di avere un altro fratello..troppo tardi, ma questo non modifica minimamente l’affetto che provo per lui. Comunque sia questa notizia  non  scalfisce l’amore e la stima che provo e provavo per mio padre. Non posso giudicare nessuno, figurarsi mio padre, da lui ho avuto la prova vivente di come sia fondamentale l’esempio e non le parole. Questo suo segreto che si è portato nella tomba, probabilmente era struggente, perché a volte lo vedevo isolarsi nei suoi pensieri con lo sguardo perso nell'infinito. Mi piace pensare che il suo pensiero andasse a quel figlio lontano da lui, e penso che il suo dolore mentale forse fosse più angosciante e drammatico del dolore fisico che la sua malattia gli imponeva. Riconosco che le circostanze della vita possono modificare radicalmente il nostro agire, sono certo però che mio padre, ora, riposi in pace sapendo che i suoi figli si sono riabbracciati e gli farà piacere sapere che il suo figlio segreto é esattamente come lui avrebbe desiderato.

Se potesse scegliere una cosa per il suo futuro sceglierebbe tranquillità e pace o verità e riscatto? 

Con la verità ci sarebbe il riscatto e conseguentemente pace e tranquillità.

 Se potesse scegliere una cosa o un aggettivo con il quale essere ricordato quale sceglierebbe?

Curiosa domanda che mi porta a fare tutti gli scongiuri inimmaginabili….
Ho commesso tutti gli errori che in una vita si possono commettere con una nota dolente, quella di non  essere stato un padre presente, ma a parte questo, non cambierei la mia vita con nessun altra. E per chi gioirà della mia morte ( ovviamente più tardi possibile) gli voglio solo ricordare che non l’ho lasciato ma solo preceduto. Scherzi a parte, non avendo un aggettivo da scegliere penso che chi mi ama o mi ha amato sa perfettamente che uomo sono e vorrei essere ricordato da loro per avergli rubato (mi auguro) almeno un sorriso.

Ha qualche rimorso o qualche rimpianto? Quale dei due per lei è peggio? 
  
Sarò lapidario. Meglio i rimorsi che i rimpianti.

                                                                                 Marianna Guazzi
                                                                                 


                                                                                           
                                                                                                 




lunedì 19 ottobre 2015

SAMANTHA CRISTOFORETTI TRENTINA DOP



SAMANTHA CRISTOFORETTI
Domenica sera ho seguito con interesse l'intervista a Samantha Cristoforetti ospite di Fabio Fazio nel programma "Che tempo che fa" Raitre.
Di Samantha colpisce immediatamente il rendere ordinario quello che risulta essere straordinario.
Un percorso il suo dove si evince che niente è stato lasciato al caso, ma non solo, è l'esempio pratico di come la determinazione e la passione siano alleati indispensabili per riuscire ad ottenere traguardi impensabili. E il fatto, doppiamente straordinario, sta proprio nel suo raccontare con semplicità e naturalezza quello che per qualsiasi essere umano sarebbe un sogno irrealizzabile, impraticabile e ineseguibile e che l'umiltà e la semplicità sono le due vere sorgenti della bellezza.
Per raggiungere questi risultati è togliersi ogni dubbio basta dare una sbirciata al suo percorso professionale, roba da far impallidire anche un bagnino di Rimini.
Trovo stupefacente quella gioia che traspare dal suo viso, prova evidente che la serenità acquisita è la consapevolezza di quello che straordinariamente una donna determinata ottiene con il raggiungimento dei suoi desideri, caratteristica di persone forti e profonde. 
Non nascondo che la sua origine trentina, come la mia, sia motivo di orgoglio personale e riconosco nella sua caparbietà quella benevole testardaggine montanara.
Samantha è anche un simbolo di ciò che si può ottenere con l'impegno e la sua intervista a Fazio scardina lo stereotipo della donna che spesso vediamo in numerosi talk show dove l'apparire risulta più importante che l'essere. Se in questi salotti televisivi ci fossero più donne alla Cristoforetti, probabilmente ne gioveremmo tutti quanti e gli esempi, quelli sì, valgono molto di più delle tante parole che riempiono la bocca dei vari ospiti gossipari.
A Samantha, astronauta e ingegnere "trentina",  un grazie per avermi fatto capire che la sua vita è una lunga lezione d'umiltà.