sabato 5 aprile 2014

CUORE E SOGNI...





I percorsi della vita sono tanti e non sai mai dove ti porteranno. Non lo puoi sapere e non puoi immaginare cosa ti aspetta dietro l'angolo.
Si vive intimiditi dalle nostre emozioni quotidiane: rabbia, testardaggine, gelosia, gioia..e sempre più spesso si resta attaccati a delle stupide convinzioni solo perche la paura di affrontare la vita ci blocca, rendendo tutto abitudinario trasformando in un altalena ripetitiva le nostre speranze e i nostri sogni dimenticandoci che i sentimenti quali la delusione, la rabbia, il risentimento e la paura ci mostrano con chiarezza ciò da cui non siamo ancora  capaci di distaccarci senza renderci conto che è proprio questo strano modo di rapportarci alle emozioni che ci fa vedere la vita in maniera diversa e solo quando concepiremo la paura in modo diverso potremmo ritornare a sognare.
Ci sono persone che lottano disperatamente con tutte le forze per realizzare i propri sogni, altri che preferiscono tenerli chiusi in un cassetto  sperando un giorno di aprirlo e vederli realizzati. Tutti noi viviamo  di sogni, e se ci pensi, noi stessi siamo un sogno in prestito alla vita.
Viaggiamo sul sentiero dei desideri sforzandoci di raggiungere il nostro mondo segreto. Nel frattempo la vita scorre e quando ti fermi per riflettere vedi sul tuo volto i segni del tempo. Solo allora potremmo onestamente trarre un bilancio e capire i nostri limiti.
A tanti non  mancherà quello che non hanno avuto o conosciuto ma solo quello che hanno toccato per mano, altri invece saranno soddisfatti di aver vissuto una vita piena senza rimorsi o pentimenti.
La vita è un viaggio zeppo di incontri con persone speciali che porteremo nel cuore come doni preziosi, altre ci avranno deluso. Altre ancora avranno condiviso con noi avventure indimenticabili.
Poi i ricordi dell'amore, quello vero corrisposto o no, vissuto o condiviso, oppure travagliato e destabilizzante ma forse, proprio per questo indelebile, scoprendo che la vita è mutevole e piena di cambiamenti esattamente come le stagioni.
Fidarsi del proprio cuore diventa indispensabile e spesso la voce del cuore fa a cazzotti con la voce degli uomini, perche lui ti parla adoperando la tua voce, gli altri si esprimono servendosi delle loro visioni. 
Se ci si accorge di aver sbagliato non bisogna temere, c'è sempre tempo per recuperare, sbagliare è umano, correggersi è naturale. Si racconta che il nostro cuore può diventare forte laddove si è infranto.
La commedia della vita rimane affascinante e ci rende felici con poco anche quando la fantasia ci prende il sopravvento.


sabato 8 febbraio 2014

CECILIA MAFFEI A SOCHI 2014...QUANDO I SOGNI DIVENTANO REALTA'


Giochi olimpici invernali, Sochi 2014. 
Non esiste uno sportivo professionista che non sogni le Olimpiadi e perchè no, magari anche un podio.
Cecilia Maffei


Chissà se Cecilia sin da giovane accarezzava con la mente questo sogno mentre si allenava al Palazzetto del Ghiaccio di Pinzolo sotto lo sguardo di papà Fernando, pensando prima o poi di gareggiare sotto i Cinque Cerchi Olimpici. Chissà se sarà stato questo sogno a mantenere alto il livello di motivazione e a fargli compiere le scelte e i sacrifici che necessariamente la vita da atleta comporta.
Ma se i sogni muoiono all'alba, la realtà, zeppa di tenacia e convinzione, lubrifica la mente. Se in principio il sogno creativo che poco alla volta scuote ogni cellula del corpo e dell'animo ne è la benzina che ti porta a rivolgere ogni parte di te stesso verso l'obiettivo e che ti fa ripartire ogni volta e trasformare ogni delusione in slancio, allora il sogno può trasformarsi in realtà. 
Solo in provincia si coltivano grandi malinconie, compreso il silenzio e la solitudine che diventano indispensabili per riuscire nello sport. Cecilia Maffei è nata a Pinzolo in Trentino e lì in provincia dove ha coltivato e temprato questo sogno è nata la sua tenacia e caparbietà che l'ha portata per la seconda volta alle Olimpiadi Invernali. 
Cecilia da dieci anni è fra le migliori pattinatrici del mondo con alle spalle un palmares invidiabile, dopo le Olimpiadi di Torino ora fa parte della squadra azzurra femminile di Short track presente a Sochi.
Una lunga carriera sportiva zeppa di risultati positivi è come scalare le cime più alte del Brenta e raggiungere la vetta. Da lassù si ha una vista impareggiabile......
Cecilia realizzando tutto questo, senza saperlo, è diventata portatrice sana di esempio lungimirante, ricordandoci che ognuno sogna i sogni che si merita.
Grazie Cecilia e ....in bocca al lupo.





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martedì 24 dicembre 2013

BRINDO.......

NATALE 2014

Stanotte, vigilia di Natale, con "Buddy" che mi fa compagnia, brindo....
A chi mi manca tanto e non c'è più
A chi c'è ancora ma non è più vicino a me...
A chi sa ridere di tutto
A chi c’è sempre quando ne ho bisogno
A chi non c’è mai
A chi amo
A chi odio
A chi sopporto a malapena
A chi mi ha fatto arrabbiare
A chi seppur famosa con le falsità sue e dei suoi amici, si è fatta male da sola.
Brindo
A chi aspetto...
A chi mi ha tradito
A chi mi ha amato
A chi ha creduto in me
A chi ho ignorato
A  chi mi ha ignorato...
Brindo a te amica che non ci sei più, al tuo viso eternamente giovane, al tuo sorriso su vecchie foto conservate gelosamente, ai ricordi indimenticabili che fanno sempre così male.
Brindo a te figlia ribelle, dal carattere duro che non perdona, ma che nasconde una dolcezza sprecata nella quale continuo a credere.
Brindo a mio nipote, chiedendogli scusa per aver buttato al vento tanto tempo lontano da lui. 
Brindo ad una coppia di amici che mi hanno fatto comprendere che i fatti, non le parole, valgono oro.
Brindo alla mia tristezza nascosta, che mi porto addosso come un vestito scomodo e che vorrei togliermi ed eliminare senza che mi venga concesso.
E brindo a te "Acia" dolcissima ed insicura che hai scelto un altra vita, ma che rimarrai sempre la mia "donna del lago".
Brindo al mio ottimismo, ammaccato dalla vita e dagli eventi e tuttavia instancabile, eterno, indistruttibile.
Brindo a te luna, bianca, eterna ed indifferente e a questa notte magica che mi toglie il respiro.
Brindo ai miei 61 anni, arrivati in punta di piedi, silenziosi come la neve, inesorabili come il tempo.
Infine brindo a me, alla mia vita vissuta intensamente che non cambierei con nessun altra e che continuo ad amare malgrado gli schiaffi ricevuti, malgrado tutto.
Viaggiare con la speranza nel cuore è più importante che arrivare.... 

martedì 3 dicembre 2013

DEDICATA A TUTTI I GALGOS (LEVRIERI IMPICCATI) DEL MONDO

                                              DEDICATA A TUTTI I GALGOS DEL MONDO

La Spagna è il paese dei levrieri impiccati. La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini, dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma. La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio, scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili. L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano, lasciandolo su un tetto, dove viene scambiato per un ramoscello. A volte, in un nido. Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei. Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra. I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro. Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso, ma grazie alle loro corse sentiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie. Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL. Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi, il numero aureo in cui è nascosto Dio, giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti. Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri. Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi. Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio, perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada, dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano. Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa, ma Dio è un bambino malato che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero. I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa. Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia, ma Dio non può fare nulla, perché nessuno presta attenzione ad un bambino che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa. In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate. Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri, perché gli occhi li tradiscono. Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla. Garcia Lorca. Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua. Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome, con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso. Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole. A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni. Lasciano una scia di dolore e paura. Ridono dei poeti che passano notti insonni cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto. Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere. Ridono delle promesse fatte ai bambini, delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano. I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati. Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi. Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva, con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba. Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori. Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare. Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato. I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura. Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato, senza ignorare che la compassione è uno strano fiore. Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini, dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza, con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce nascondendo la pietra, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta. Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo, sopraffatti dalla crudeltà umana. Potrei avvertirli, ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde, ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico. Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle. Blu, marrone,viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti. Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare. Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba. Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa. Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto. Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti, condannati a spingere un enorme corazzata con un remo: "Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?" Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità, con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla, un momento di chiarezza in un buio infinito, ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo, vagando per una sconfinata pianura, distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza, una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro. Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove. I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.

                                                                                                   Rafael Narbona

giovedì 7 novembre 2013

PARMA- Conferenza stampa libro "PECCATO - Khatarina Miroslawa- Palazzo Dalla Rosa Prati

Katharina Miroslawa e Rody Mirri



Martedì 5 Novembre 2013 al TCAFE' punto d'incontro letterario nel centro di Parma Palazzo Dalla Rosa Prati, ai piedi del Battistero si è svolta la conferenza stampa di presentazione del libro "PECCATO-Katharina Miroslawa". Vannini Editrice. Presenti l'autore Rody Mirri e la protagonista del racconto Katharina Miroslawa.

GUARDA IL VIDEO

http://www.youtube.com/watch?v=u3YI-GWxMBc

giovedì 22 agosto 2013

COSA VA DI MODA OGGI......

"Cosa va di moda oggi?
Avere la sigaretta in mano, i pantaloni sotto al culo o, meglio ancora, non averli proprio i vestiti. Se ascolti il rap sei figo e se bestemmi, cazzo fratello sei il migliore. Cambiare fidanzato come le mutande è l'azione migliore che una ragazza possa fare. Oggi va di moda tutto quello che è apparente. La sostanza, nella maggior parte dei casi non conta. Se in mano hai un libro sei una secchiona, ma se impugni una sigaretta o un pisello sei fantastica!!"
Ho rubato questo post da Facebook, scritto da Ceci Greggio, in poche righe è riassunto un pensiero che è facilmente condivisibile. Si vive quasi esclusivamente di apparenza, dimenticandosi che si può mentire a tutti ma non a se stessi.

martedì 20 agosto 2013

LA BUONA MUSICA DI ANDREA PORCEDDU

Andrea Porceddu - Green Rose


Non sempre la buona musica è fatta da musicisti famosi o da pop star osannati e non sempre la buona  musica ti viene a trovare a casa ma la devi andare a cercare.
A Milano in alcuni locali sui navigli c'è quasi sempre dell'ottima musica se si va alle "Scimmie" difficilmente si sbaglia, si può ascoltare della buona musica dal vivo magari cenando sul barcone adibito a ristorante, oppure per rivivere l'atmosfera degli anni 50 della Havana, alla "Casa de la musica"  si esibiscono gruppi veramente forti e promotori di ottima  musica cubana. Ma questo vale anche per altre città italiane, a Bologna esiste il "Rockaffè" oppure la "Cantina Bentivoglio", a Roma "l'Alexanderplatz" o il "Conte Staccio". Ma la buona musica si può trovare in altri mille posti.
Si racconta che la vera musica non contaminata la si può trovare solo per strada e New York ne è la capitale con i suoi artisti di strada che suonano in piazze, nelle stazioni o nei treni e sanno regalare sempre qualche minuto di suoni fuori dal comune.
Ma a volte non serve scappare lontano, anche nella sonnolenta Pinzolo in Trentino si può ascoltare della buona musica. Al "Blu bar" poche settimane fa ho avuto modo di ascoltare un giovane musicista che si esibiva davanti ad un pubblico attento. Non conosco il suo percorso professionale ma se, il mio fiuto non mi inganna e la sua tenacia persisterà,  il futuro gli riserverà gradevoli sorprese. Si chiama Andrea Porceddu in arte Green Rose.
Comunque sia dovunque andiate, dove c'è buona musica non può esserci nulla di cattivo.