sabato 23 gennaio 2016

FRANCA LEOSINI "LEZIONI DI GIORNALISMO"






Da tempo nei vari programmi televisivi, per far lievitare gli ascolti,vengono dedicati ampi spazi alla cronaca nera, associandosi di fatto a quelli già esistenti, che della cronaca nera ne hanno fatto un "format".
Parlare di cronaca nera e utilizzare un linguaggio consono per il pubblico televisivo non deve essere tanto facile anche per esperti e navigati conduttori. Figurarsi se questi argomenti vengono trattati da conduttrici o conduttori televisivi (qualcuno novello giornalista) che per adeguarsi ad un linguaggio attuale e coerente con i tempi, farciscono i loro commenti con astrusità e termini inopportuni. Il pubblico televisivo è ampio e variegato, non è detto che un linguaggio adatto ad una fascia di spettatori giovani valga anche per un pubblico adulto. Soprattutto quando le argomentazioni, che la cronaca nera impone, entrano in dettagli macabri o delicati dove basta esprimersi con un termine crudo e volgare per far sì che un fatto di cronaca diventi immediatamente sudicio e pruriginoso.

Giovedì sera 21 Gennaio 2016 a “Storie maledette” Rai Tre, Franca Leosini si occupava del giallo di Perugia. L’intervista a Rudy Guede colpevole in concorso con ignoti, dell’omicidio della studentessa Meredith Kercker è stata una lezione di giornalismo e di rara educazione narrativa. Franca Leosini come sempre, riesce dove altri sbordano, dove altri enfatizzano, dove altri accentuano. Rispettosa della sentenza ma pari rispetto verso il condannato, Franca Leosini conduce con abilità e conoscenza certosina del caso l’imputato Rudy Guede, verso le “sue” verità senza forzargli la mano permettendogli di dire la sua comunque la si pensi e quando i fatti entrano in particolari scabrosi, ma necessari per la completezza delle argomentazioni la giornalista usa per la descrizione dei fatti, termini  garbati utilizzando gentili metafore. Severa e autorevole ma anche compassionevole e discreta Franca Leosini con le sue interviste naviga in una direzione che il giornalismo attuale dista miglia e miglia di lontananza. 

martedì 19 gennaio 2016

NERAIDA BEGA, UNA FAVOLA CHE PARTE DA LONTANO

NERAIDA BEGA

Era il 2008 quando ho conosciuto Neraida Bega a Riccione. All’epoca frequentava la facoltà di Farmacia all’università di Rimini. Nata a Durazzo in Albania con mamma albanese e un padre di origini greco/turche, una sorella di tre anni più grande che da sempre è stato il suo punto di riferimento.
Aveva circa 12 anni quando con la sua famiglia si trasferì dall’Albania a Frosinone dove frequentò il conservatorio e l’istituto tecnico di odontoiatria. Tre anni dopo arrivò a Riccione.
La conobbi al Blue Bar Cafè dove  lavorava come cassiera per pagarsi l'università, attirando ovviamente, gli sguardi estasiati dei clienti; contemporaneamente posava come modella  per qualche pubblicità. Neraida bellissima nella sua semplicità aveva una intelligenza vivace e  seppur ventenne  un carattere forgiato e indipendente con uno sguardo verso un futuro già scritto.
Avevo intuito che nella vita di Neraida Bega niente o quasi niente era ed è stato lasciato al caso, la sua determinazione condita con la perseveranza  è stata di fatto, non solo l’arma vincente ma la sua principale peculiarità.  Dieci anni di studio al pianoforte con la musica nell’anima per diventare anche concertista. Interpreta come soprano Dulcinea in “Don Chisciotte della Mancia” con il coro del Maestro Pio Di Mego del Conservatorio di Roma  in un tour che gira l’Italia. Se nell’anima di Neraida regna la musica la sua passione rimane l’odontoiatria che completa dopo quattro anni di studio e con le lingue non se la cava male…  Albanese, Inglese, Italiano e Spagnolo rientrano nel suo linguaggio universale.
Ma tutto questo evidentemente non bastava…
Dopo aver vinto alcuni Concorsi  (Miss Cinema – Miss Top Girl – Miss Muretto) e posato per importanti fotografi, Neraida spicca il volo e non solo metaforicamente. Oggi vive e lavora a Hollywood dove appare in tv su “Comedy Central Bang Bang”. Attrice per un lungometraggio con una produzione americana indipendente la “Bred” dove interpreta un ruolo importante a fianco del protagonista Michael Lerner un candidato all’Oscar.  Dopo una serie di casting effettuati in vari continenti per individuare l’interprete  femminile nel video musicale del DJ Michael Woods “In Your Arms” la scelta cade su Neraida Bega  accanto ad un talentuoso Lauren Dyson. 
Sono particolarmente felice che le nostre strade professionali si siano incrociate e sono altrettanto sicuro che Neraida non finirà di stupirci. Del resto stupire non gli dispiace affatto.

venerdì 15 gennaio 2016

ANTONIO BANDERAS IN UN FILM SU GIANNI VERSACE




Gianni Versace rivivrà sul grande schermo grazie ad Antonio Banderas. L’attore spagnolo interpreterà lo stilista italiano scomparso a soli 51 anni nella sua villa di Miami Beach.  Bille August regista del film dichiara in un intervista che vuole raccontare la parte più intima di Versace e i suoi lati meno conosciuti.
Vedremo…
Personalmente credo che la parte più intima di Gianni Versace sia già stata raccontata e scritta in un libro “It’s your song” Vannini Editrice. 
A tal proposito lascio che siano altri a parlare di questo libro pubblicando una recensione di Cristian Porcino e pubblicata su “Il filosofo impertinente".

RODY MIRRI E ANTONIO D'AMICO IN UN INTERVISTA A STEFANIA FALANGA

“It’s your song” di Rody Mirri per Vannini Editrice racconta la storia d’amore tra Gianni Versace e Antonio D’Amico. Il 15 luglio 1997 Gianni Versace veniva barbaramente assassinato davanti alla sua villa di Miami. Le indagini troppe frettolose e approssimative dissero che ad uccidere il noto stilista era stato un giovane prostituto di nome Andrew Phililip Cunanam trovato subito dopo morto perché, a quanto pare, si tolse la vita. “It’s your song” non ricostruisce le ore che precedettero la vita di Gianni ma racconta l’appassionata quanto travolgente love story fra due uomini che per ben quindici anni seppero costruire giorno dopo giorno una realtà che non sempre veniva ben vista e tollerata dalla gente. Rody Mirri attraverso un registro narrativo molto coinvolgente riesce a mettere per iscritto i pensieri di Antonio D’Amico; il quale si confessa a cuore aperto all’autore del libro. Attraverso la sua lettura riusciamo a comprendere la genialità di un artista della moda come Gianni Versace che riusciva a trasporre nella sua attività tutta la sua curiosità riguardo la cultura classica e il mondo delle arti figurative. Antonio D’Amico non fu solo il compagno di Gianni ma lavorò a stretto contatto con lui arricchendolo di nuovi e significativi imput. In questi anni di vita insieme Antonio e Gianni avevano costruito una fitta rete di amicizie con personalità del jet set quali: Phil Collins, Lady Diana, Elisabeth Taylor, Elton John, ecc. Un tocco di amarezza pervade il lettore quando si apprende che dopo la morte di Versace la famiglia dello stilista ha cercato in ogni modo di sconoscere il grande sentimento che Antonio e  Gianni avevano condiviso. Ignorato e ostracizzato D’Amico si sentì tagliato fuori dal mondo; le conoscenze vip si erano diradate dopo la morte di Gianni. A restargli accanto solo e soltanto un vero amico come Elton John. Elton non poteva accettare che Antonio diventasse preda della depressione. Difatti il titolo del libro è un chiaro omaggio ad una delle più belle canzoni di Elton “Your song”. D’Amico ha sempre dimostrato al mondo il proprio attaccamento a Gianni e non al suo impero economico. Eppure durante il funerale nel duomo di Milano assieme a Elton John, Sting e i fratelli; il sacerdote non nominò mai il nome di Antonio affranto nel suo dolore. Tutti erano distrutti e meritavano le parole di conforto di santa madre chiesa meno che D’Amico. Questa è di norma la carità professata dalla chiesa. Gianni era stato uno dei primi personaggi pubblici ad ufficializzare la sua omosessualità vivendo alla luce del sole la sua storia con Antonio. Secondo il pensiero ottuso degli alti prelati, ad un omosessuale non deve essere concesso l’affetto e la stima che invece la chiesa cattolica elargisce in abbondanza a mafiosi, dittatori, e alle categorie più abbiette di persone. Fortunatamente adesso Antonio D’Amico ha trovato la sua strada nel mondo della pittura e gli auguro sentitamente che possa ritornare a vivere una vita intensa; perché se la merita tutta.
“It’s your song” è un libro da leggere assolutamente.

Cristian Porcino