lunedì 23 novembre 2015

L'INVIDIA CONDITA CON LA STUPIDITA'





Ritorno su un tema che spesso  coinvolge tutti noi. “L’invidia condita con la stupidità”. Scrissi qualcosa al riguardo su questo blog tempo fa e ora ho mille motivi per riparlarne.
Premettendo che esistono due diversi tipi di invidia.Quella sana e obbiettiva che stimola e aguzza l’ingegno, poi c’è quella malata e radicata geneticamente nella mente dell’individuo. Alcuni fatti recenti mi hanno portato a soffermarmi mentalmente sulla seconda tipologia..
Mai fidarsi delle persone che  raccontano cattiverie e maldicenze perché c’è sempre uno scopo nella loro testa e non è mai casuale. Il fine è sempre lo stesso, danneggiare qualcuno e quasi sempre proprio voi stessi.
L’invidia e la maldicenza partono da alcuni motivi ben radicati nella testa bacata di questi spregevoli individui, in primis, il rancore e il fottuto desiderio di far soffrire il soggetto individuato come il colpevole della sua sfortuna,qualunque essa sia.L'invidia di solito appartiene alla persona priva di obbiettività e in lotta perenne con se stesso, sopratutto incapace di realizzarsi. Ovviamente è più facile incolpare altri piuttosto che guardarsi allo specchio e ammettere i propri limiti. Solitamente la persona invidiosa prende di mira chi nel lavoro e nella vita quotidiana lo supera in tutti i sensi, partendo proprio dalla considerazione benevola che gli altri hanno della persona invidiata, per questo cercherà di diminuirne il valore e il merito. Solitamente  partono con una strategia diffamatoria costruita nei minimi particolari, iniziando con la maldicenza insinueranno poco a poco perplessità e dubbi su ciò che avete fatto.

L’invidioso vi confida intrallazzi e cospirazioni di qualcuno per trascinarvi e rendervi complici nella sua personale campagna di diffamazione contro l’ignaro bersaglio e chi lo segue in questa ignobile impresa  dimostra poca nobiltà e scarsa intelligenza. Solo chi cova un rancore radicato nel suo animo cerca di coinvolgere e spingere altre persone a fare qualcosa che possa danneggiare altre persone e l’invidioso si compiace di questo, auto convincendosi di non essere l’unico a pensarla in quel modo, pur sapendo, quanto sia subdolo e malvagio questo suo proselitismo. Chi per abitudine parla male degli altri è solitamente una persona psicologicamente controversa e usa la maldicenza quasi sempre per uno scopo personale adottando come dicevo una strategia non casuale. Utilizza qualunque infido mezzo, ascolta tutte le voci, tutti i pettegolezzi e poi li usa aggiungendo qualcosa di suo cercando in questo modo di coinvolgere l'interlocutore. 
Un passa parola tra amici e conoscenti che a loro volta divulgheranno, quasi sempre modificandole in peggio, queste pseudo  informazioni. In questo modo manipolando a suo piacere, mette in moto il “tutti contro tutti”. Una tecnica ben nota del “divide et impera”.
L’invidioso è per sua natura un bugiardo, spudoratamente bugiardo. Mente sapendo di mentire anche in un aula di Tribunale magari citato come testimone. Dirà che lo fa spinto dal desiderio di giustizia mentre in realtà lo fa solo per ferire, per vedere  in difficoltà e per la sua sete di vendetta contro chi, da sempre gli è superiore. Ogni menzogna è composta da due bugie, la bugia che raccontiamo agli altri e la bugia che raccontiamo a noi stessi per giustificarla.
L’invidia malata, comunque sia, va di pari passo con la stupidità e ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi e invidiosi che ci sono in circolazione e la probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona. Basterebbe ricordarsi che una persona invidiosa e stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
Purtroppo le persone “non stupide” sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide e invidiose, dimenticandosi che in qualsiasi momento e luogo, trattare o associarsi con individui stupidi che covano una recondita invidia si dimostrerà infallibilmente un costosissimo errore perché, la persona invidiosa e stupida, è il tipo di persona più pericolosa che esista.

domenica 8 novembre 2015

INTERVISTA DI MARIANA GUAZZI A RODY MIRRI

RODY  MIRRI

Per introdurre questa intervista potrei andare su Wikipedia e scaricare, oltre alla biografia di quest'uomo, che è stato manager, produttore televisivo ed è uno scrittore, anche tutti i lavori in ambito televisivo e non, nazionale e internazionale. Ma non posso e non voglio introdurre Rody Mirri così. Potrei farlo se non lo conoscessi, se non lo avessi mai guardato negli occhi o se le nostre vite non si fossero mai incrociate prima di questa intervista. Per fortuna non è così, conosco quest'uomo da ormai 5 anni ed è la prima persona che, potendo scegliere, desideravo intervistare. Non perché le nostre chiacchierate non mi bastassero, ma perché sono orgogliosa di poter condividere questa straordinaria avventura che è la sua vita, dandogli la possibilità di esprimersi come solo lui sa fare. Questa intervista è quindi un vero "a tu per tu" con un uomo che ho riscoperto essere parte della mia famiglia troppo tardi, ma al quale voglio davvero tanto bene. È un uomo che è sostanza, molto prima che apparenza: di lui non restano le parole, ma le emozioni che riesce a trasmetterti con esse. Di lui non puoi parlare, ma devi raccontare, narrare. Perché la sua storia non è una storia qualsiasi. Tutto quello che ha fatto nella vita non si può riassumere, per questo lascio la parola a lui e chi vuole intendere intenda.


Cominciamo dall'inizio, dalla sua infanzia. Se potesse definirla con una parola quale userebbe?

Serena.

Lei è entrato nel mondo del lavoro praticamente subito, se tornasse indietro studierebbe di più?

Sicuramente, è una delle tante cose che non mi perdono.  

Il mondo dello spettacolo è, come sappiamo, uno dei più ambiti..Lei lo ha scelto per ambizione o crede che sia stato portato in quel mondo senza sceglierlo realmente?

Ambizione e casualità sono state componenti imprescindibili per ritrovarmi in un mondo che mi piaceva e stuzzicava i miei desideri.

Dopo aver vissuto nel mondo dello spettacolo per molti anni ha scritto un libro molto bello, forse il più bello di tutti, intitolato "Il triangolo del potere". Perchè scrivere un libro così? Si è mai pentito di essersi esposto così chiaramente?

Avevo un conto aperto con me stesso. Dopo aver vissuto per anni da protagonista in quel mondo mi apprestavo a lasciarlo per sempre, avevo 50anni con ancora qualche sogno nel cassetto. Uno su tutti, aprire un agriturismo su un isola che frequentavo da anni: Ibiza. E tutto questo coincise con due fatti..la fine di un rapporto sentimentale e l’ennesima delusione da parte di quel mondo, quello dello spettacolo, che viveva e vive tuttora di taciti accordi, dove le conoscenze e gli intrallazzi valgono molto di più del merito.
Quel libro lo scrissi con rabbia e per togliermi qualche sassolino dalla scarpa contro un mondo che mi aveva dato enormi soddisfazioni, ma che contemporaneamente detestavo per quella sua parte ambigua dove tutti sanno, tutti fanno ma nessuno ne parla. Un sistema, ma forse meglio chiamarlo con il suo nome, una lobby, che si fa forte proprio per il fatto che sia la televisione che il giornalismo sono parte dominante e integrante del sistema, anzi sono l'utilizzatore finale per raccontarla come si vuole. In sostanza  e in parole povere quello che si vede in tv e si legge quasi mai è conforme alla realtà.

Abbiamo parlato del primo libro ma lei ne ha scritti altri 5 e tiene anche un blog. Da dove nasce l'amore per la scrittura, se di amore si tratta...?

Indipendente da tutto amo scrivere e ogni libro scritto equivale ad una lunga e intensa terapia psicologica con me stesso. Per cui scrivo solamente se sono incazzato, deluso o curioso. Mai quando sono felice.

Lei è  un bell'uomo, molto ambizioso, ha avuto fama e denaro ed è stato amato e circondato da bellissime donne dello spettacolo. Insomma, nella vita non sembra aver rinunciato mai a nulla. E' così? Si è mai posto dei limiti?

Mi sono sempre lasciato guidare dall'istinto. Ho sempre vissuto a modo mio, dove la parola "rinuncia" l’ho quasi sempre ignorata . Ho sempre pensato che un “voglio” suoni meglio che un “devo”. Qualche limite me lo sono posto, anzi, ho dovuto pormelo...ed è stato un bene.

La vita le ha regalato tanti amori, ma non si è mai sposato. Nonostante questo lei oggi ha una figlia. che rapporto ha con lei? Pensa che manchi qualcosa?

Non è esatto. Avevo 20anni quando mi sposai, era il 1972 e da quel matrimonio che durò 13anni, nacque l’errore più giusto della mia vita, mia figlia Monica. Errore, perché concepita troppo giovane, ma giusto perché non la cambierei con nessun altra al mondo. Verso la fine degli anni ottanta andava di moda sposarsi all’estero, (Las Vegas o Scozia) matrimoni   senza nessun valore anagrafico e legale e anch’io, stupidamente per non essere da meno ne feci alcuni, due, per la precisione
.
Nella vita ha conosciuto tantissime persone, tanti amici, ma anche tanti falsi amici. Arrivato ad oggi come vive il problema dell'invidia spesso mascherata da amicizia? meglio non fidarsi di nessuno o, in ogni caso, non fare di tutta l'erba un fascio?

Avevo letto da qualche parte che "a volte la fiducia è come un libro che abbandoni...poi ci riprovi e scopri che il segnalibro era fermo una pagina prima della parte più bella". Amo pensarla così, anche se la realtà è ben diversa.

Veniamo alla storia recente. Cinque anni fa un servizio di "Striscia la notizia" le stravolge la vita. Come è cambiata? Cos'ha perso e cosa vorrebbe riprendersi di ciò che le hanno tolto?

Ci vuole molto coraggio, falsità e tanta ipocrisia per aver “confezionato” e posto in essere una delle più vergognose pagine della storia televisiva italiana. Ora le risposte (dopo quasi sei anni) le attendo dal Tribunale, visto che gli artefici sono stati tutti rinviati a giudizio.
In questi anni ho scoperto di aver perso molte cose futili e di essermi ripreso altre, molto ma molto fondamentali per il proseguo del mio cammino.

Lei ha criticato fortemente i giornalisti. Tutti con le mani legate? Dopo tutte queste lotte crede ancora nella verità e nella giustizia? 

Oggi le grandi testate giornalistiche, l’editoria, le televisioni e i network radiofonici fanno parte di grandi multinazionali con interessi enormi. Anche per un giornalista serio e corretto è difficile non sottostare alle direttive che provengono dall'alto e, anche se non ci fossero, risulta difficile ammettere il fatto che per chi scrive è maledettamente difficile non esserne condizionato. L’obbiettività e il diritto di cronaca è un alchimia molto difficile.
Soprattutto un cronista serio dovrebbe attenersi alla carta dei doveri, scritta dall'Ordine dei giornalisti l' 8 Luglio del 1993. Basterebbe questo, basterebbe..  ma non è così.
Ecco, purtroppo la mia stima é poca verso questa professione e trovare un giornalista, degno di tale nome, libero e indipendente da tutto e tutti, risulta quasi impossibile. I più mentono sapendo di mentire e questo fatto mi lascia basito, alla faccia dell’informazione, dove si dimentica che un articolo fazioso può essere un arma micidiale che può annientare vite di persone, nuclei famigliari e condizionare per sempre la storia di un essere umano. Perché se una notizia è riportata dalla televisione o dai giornali  per la maggioranza della persone è reputata “veritiera ".La professione del giornalista è una lotta costante tra il sogno e la volontà di essere del tutto indipendenti e le situazioni reali in cui si trovano, che li costringono, invece ad essere dipendenti da interessi, punti di vista, aspettative dei loro editori…in generale si tratta di una professione che richiede una continua lotta e un costante stato di allerta..." Questo lo scriveva il giornalista Ryszard Kapuscinski e non il sottoscritto. Nella causa che ho in corso, dove mi vede parte lesa, i miei avvocati sostengono che la controparte è potente. Ebbene per rispondere alla sua domanda, evidentemente credo ancora, fino a prova contraria, alla giustizia, rispondendo ai miei avvocati che dovrebbe essere la verità più potente della controparte, o almeno questo è quello che mi auguro...

In questi ultimi anni è mai mancato il coraggio? ha mai avuto paura e se si, di cosa?

Desidero sia fatta giustizia per quello che ho subito. Questa è l’unica ansia che mi attanaglia la mente. La paura invece mi assale quando penso a fatti ben più gravi come una malattia o la perdita di persone a me care.

La vita le ha riservato anche belle sorprese. Ha scoperto di avere un fratello. Com'è stato? Suo padre si è portato nella tomba qualcosa che nessuno immaginava. Cosa pensa dei segreti non detti? ha provato rabbia verso suo padre?

Vero, ho scoperto poco tempo fa di avere un altro fratello..troppo tardi, ma questo non modifica minimamente l’affetto che provo per lui. Comunque sia questa notizia  non  scalfisce l’amore e la stima che provo e provavo per mio padre. Non posso giudicare nessuno, figurarsi mio padre, da lui ho avuto la prova vivente di come sia fondamentale l’esempio e non le parole. Questo suo segreto che si è portato nella tomba, probabilmente era struggente, perché a volte lo vedevo isolarsi nei suoi pensieri con lo sguardo perso nell'infinito. Mi piace pensare che il suo pensiero andasse a quel figlio lontano da lui, e penso che il suo dolore mentale forse fosse più angosciante e drammatico del dolore fisico che la sua malattia gli imponeva. Riconosco che le circostanze della vita possono modificare radicalmente il nostro agire, sono certo però che mio padre, ora, riposi in pace sapendo che i suoi figli si sono riabbracciati e gli farà piacere sapere che il suo figlio segreto é esattamente come lui avrebbe desiderato.

Se potesse scegliere una cosa per il suo futuro sceglierebbe tranquillità e pace o verità e riscatto? 

Con la verità ci sarebbe il riscatto e conseguentemente pace e tranquillità.

 Se potesse scegliere una cosa o un aggettivo con il quale essere ricordato quale sceglierebbe?

Curiosa domanda che mi porta a fare tutti gli scongiuri inimmaginabili….
Ho commesso tutti gli errori che in una vita si possono commettere con una nota dolente, quella di non  essere stato un padre presente, ma a parte questo, non cambierei la mia vita con nessun altra. E per chi gioirà della mia morte ( ovviamente più tardi possibile) gli voglio solo ricordare che non l’ho lasciato ma solo preceduto. Scherzi a parte, non avendo un aggettivo da scegliere penso che chi mi ama o mi ha amato sa perfettamente che uomo sono e vorrei essere ricordato da loro per avergli rubato (mi auguro) almeno un sorriso.

Ha qualche rimorso o qualche rimpianto? Quale dei due per lei è peggio? 
  
Sarò lapidario. Meglio i rimorsi che i rimpianti.

                                                                                 Marianna Guazzi